Lettere da Bottega O

Caro Diario, tra le ultime cose che abbiamo pensato, fatto, imparato e scambiato quest’anno con le autrici e gli autori di Bottega O, Corso di Comunicazione e Culture Digitali, Unisob, ci stanno queste lettere che, dopo la prova d’arte, con la prof. Maria D’Ambrosio abbiamo pensato di pubblicare qui. Gli ultimi dubbi me li ha tolti proprio la mitica prof. quando mi ha scritto in un messaggio “direi di pubblicare le lettere della bottega, dicono molto di loro e di come hanno ‘letto’ il corso”. Da parte mia posso aggiungere soltanto che il limite indicativo che abbiamo dato alla bottega è stato di 1200 battute, spazi compresi, e che quest’anno più degli altri l’incipit degli Appunti per una Didattica Artigiana, “Ogni corso è un racconto, ogni classe una bottega che apprende, ogni studente un autore”, mi pare racconti nel modo giusto il percorso che abbiamo fatto. Buona lettura.

MIRIAM CAIAZZO
Lezioni “umane” in Bottega O

Caro nonno,
 non ti scrivo mai lettere, perché cerco di comunicare con te in altri modi; tuttavia, questo corso universitario che sto seguendo mi ha dato proprio questo compito e ho deciso di parlarne con te.
I lavori manuali sono sempre stati il tuo forte e ti piaceva ascoltare quello che facevo; avevi gli occhi lucidi per tutti i miei traguardi, anche quando si trattava di piccole cose. Spesso venivo a trovarti nella tua bottega, come la chiamavi tu: quel piccolo posto dove aggiustavi le scarpe delle persone che conoscevi, per hobby.
Ti farà piacere sapere che ora faccio parte di una bottega anche io: si chiama Bottega O, ed è un corso universitario che ci dà l’opportunità di esprimerci, di farci scavare dentro noi stessi, di trovare il vero significato delle cose che ci circondano. Grazie a queste lezioni ho avuto modo di scambiare qualche parola in più con i miei colleghi scoprendo i loro punti di vista su alcuni temi e, non solo, stiamo conoscendo meglio anche i professori che, con aneddoti personali, rendono le lezioni più “umane”.
In questo corso ho imparato sicuramente ad ascoltare, e che un mestiere non è solo un mestiere, che un film non solo un film, ma soprattutto che le parole non sono solo parole e che dietro ai tre aggettivi con cui scegliamo di descriverci si nascondono significati profondi. Si, come dicono tutti in famiglia, sono sempre stata una gran chiacchierona ma non ho mai espresso così tanto le mie opinioni come ho fatto durante queste lezioni confrontandomi con tutti i presenti.
“Brava a nonno!”; sono sicura che sarebbero queste le parole che mi avresti detto se te ne avessi parlato di persona. Ma sono certa anche che, in un modo o nell’altro, stai leggendo anche tu questa lettera.
Tua nipote Miriam

GIORGIA CASAVOLA
In-Comunicabile

Cara Giorgia,
scrivo a te, che in fondo sei me. Ormai il corso di Comunicazione e Culture Digitali è giunto al termine e la prima cosa che mi viene da scriverti è che ti sei sbagliata. Sì, ti sei sbagliata sulla ferrea e assoluta incomunicabilità che credevi permeasse il mondo. In queste lezioni hai compreso come, nel modo giusto e nei contesti più disparati, sia possibile comunicare sé stessi, instaurando un rapporto di scambio reciproco con l’altro. Gli insegnamenti lasciati da queste ore insieme in Bottega, che sembravano tante e invece sono già finite, sono molteplici e riassumerli non è semplice. Hai imparato che cambiando prospettiva, utilizzando un approccio un po’ “lavoro ben fatto” e un po’ “e-learning”, si può andare lontano. Che alla fine non conta il risultato, che non è mai garantito, ma l’impegno profuso nel percorso. Che più che arrivare è importante creare, in maniera artigianale, tutti insieme, in una rete umana e digitale che ci unisce. Che ognuno, a modo suo, ha qualcosa da insegnare e che ogni conversazione può essere spunto di riflessione profonda. Il corso di Comunicazione Digitale, o meglio, la Bottega O, è uno stile di vita, un modus operandi iniziato nelle aule universitarie, ma che si espande ad ogni ambito della vita e, soprattutto, del lavoro.

ANNA MARIA CHIARIELLO

Cara mamma ti scrivo per un compito dell’università. Sì, mi sono iscritta di nuovo: Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa. Lo so, ti farà sorridere: ci tenevi così tanto. Mi hanno inserita al secondo anno per gli esami già fatti e questa lettera fa parte del corso – o per-corso – di Comunicazione e Culture Digitali con i professori D’Ambrosio e Moretti. Si lavora in “Bottega”: proprio quello che ho sempre pensato del mio mestiere, più che una professione.
È un po’ strano sedermi accanto a ragazzi che potrebbero essere i miei nipoti, ma mi piace. Il corso mi sta aprendo gli occhi: grazie a questi docenti ho capito che i vostri insegnamenti, il mio modo di lavorare, la mia etica hanno un nome. Si chiama Lavoro ben fatto. È come se alla mia vita, al mio modo di raccontare e di raccontarmi, si fossero aggiunti – come in un sandwich – nuovi strumenti, nuove letture, nuove possibilità.
Adesso si avvicina la prova d’esame.
Grazie mamma, e se puoi vienimi a trovare un po’ più spesso nei sogni.
La tua Anna Maria

P. S. Ricordi la finale di Davis in Cile vista insieme nel cuore della notte? Chissà come ti emozionerebbe Sinner. Le sue vittorie sono la comunicazione migliore per il tennis.

ANITA DELLA RAGIONE

Cara Anita del passato,
L’università ha superato tutte le tue aspettative: ti farà cambiare prospettiva, ti farà capire quanto valore hai, soprattutto nel corso di ‘culture digitali’ del prof. Moretti e della prof. D’Ambrosio. Hai presente quella sensazione di vertigini, quando devi parlare con qualcuno che non conosci? Quell’ansia che ti uccide lentamente e ti fa stare zitta per paura di essere giudicata? Ora sei la prima ad alzare la mano in aula! Ci credi? Certo che no. Durante questo corso, parlerai con persone nuove e si creerà un filo invisibile, quasi impercettibile, tra di voi. Legati dalle stesse storie, da storie di persone normali, dei nuovi ‘eroi’. Capirai, con il corso e con il tempo, che autenticità non vuol dire banalità, che vulnerabilità non vuol dire debolezza. Capirai… lo capirai, solo datti tempo. Non essere troppo dura con te stessa, sii Anita e insisti! Provaci di nuovo! E ancora, e ancora… non ti arrendere. Con il corso, imparerai a comunicare, a connetterti con il tuo io più profondo, a connetterti con gli altri, fallo! Impara dagli altri! Ascolta ma soprattutto ascoltati.
Cara Anita, abbi fiducia in tempi migliori, che questo corso sarà la svolta di cui avevi bisogno, fidati di me!
Con amore, Anita del futuro

FRANCESCA DI NARDO
Lettera a me stessa di tre mesi fa

Cara Francy,
stai per iniziare il secondo anno di università, ma questa volta lo sai che è diverso: è la prima volta che inizi sapendo di avere la tua vita in mano e che puoi farci quello che vuoi.
Ne hai passate tante e questo lo sai pure tu, ormai la terapia va avanti da due anni e con lei sei riuscita a guardare alla vita in modo diverso: ti ha fatto scoprire come affrontarla, cambiare la prospettiva, trovare quella giusta per te.
Ed è proprio quest’anno, anzi tra poco, che ti troverai inaspettatamente a ritrovare quello che hai imparato nelle lezioni di un corso all’Università: Comunicazione e culture digitali, con il prof. Moretti e la prof.ssa D’Ambrosio.
Finalmente studierai come sai fare meglio: praticando, facendo, mettendo mano alle cose. E per la prima volta non ti sentirai fuori posto o scoraggiata davanti a un esame.
Capirai anche altre cose importanti: che la famosa strada da 99 a 100 è lunga e forse impossibile, che una laurea in ingegneria non ti cambia la vita se non è quello che vuoi davvero, e che dal bruciato può nascere qualcosa di bello, un fiore, e da quel fiore un tessuto forte.
Ascolterai le storie di una persona saggia per età e per la vita che ha vissuto appieno. Ti farà bene, sarà un regalo sincero.
Imparerai che raccontare la tua storia è importante. Che non devi più vergognartene, ma portarla con orgoglio, perché è il motivo per cui oggi sei così: più consapevole, più vera.
Proverai emozioni diverse, anche contrastanti, che ti avvicineranno ai tuoi colleghi. Metterai da parte la difficoltà di stare in un gruppo e scoprirai persone bellissime, piene di vita, di coraggio, di cose da dire. E anche questo ti farà crescere più di quanto immagini.
Quindi sì, Francy: puoi andare tranquilla, non aver paura. Quello che stai per iniziare ti farà bene. Fidati di te, un po’ di più.
Con affetto, Te stessa.

ANGELA ESPOSITO
Lettera alla me di ieri

Cara me,
ricordo perfettamente il momento esatto in cui ci siamo accorte di avercela fatta. Di essere sopravvissute, anche se ci è costato smettere di essere chi eravamo e trasformarci in una forma nuova.
Quella trasformazione ha però portato con sé tante dinamiche: viaggi, nuove amicizie e il mettersi in gioco in un nuovo piano di studi.
E un po’ mi fa sorridere, perché qualcuno, molti anni fa, ci aveva già suggerito questa strada… ma noi, testarde, in quel momento non eravamo pronte.
È arrivata la paura, ma anche la voglia di provarci. Di affrontare gli esami, di imparare cose nuove per il semplice piacere di farlo.
Abbiamo frequentato corsi di studio a cui non avremmo mai pensato di prendere parte. “Comunicazione e culture digitali” è stato uno di questi. Come sempre, abbiamo sbirciato il programma in anticipo, con mille domande in mente.
Nulla, però, avrebbe potuto prepararci al dinamismo di questo corso, che più che un corso è stato un vero e proprio percorso: la costruzione di una bottega dove abbiamo affilato i nostri strumenti. Grazie al dialogo aperto con i colleghi, ci siamo confrontati, sostenuti. Mi sento di dire che abbiamo preso, ma anche restituito.
A partire dalla prima sfida: scrivere la nostra biografia, ogni esercizio ci ha spinto a guardarci dentro, a fare i conti con l’autore che è in noi, cercando e rafforzando la nostra voce.
Col senno di poi, è valsa la pena essere coraggiose.
Anche se è stato stancante: partire, affrontare il mare, seguire le lezioni in tarda serata… è stato come tessere le fila del nostro futuro, imparando l’importanza del lavoro ben fatto e del costruire connessioni.
Non sapevamo esattamente dove ci avrebbe portato tutto questo, ma ora so che ogni tassello è andato al suo posto. Abbiamo imparato più di quanto immaginassimo, e questo è solo l’inizio.

DANIELE IUCOLANO
Una piacevole sorpresa

Caro nonno,
ti scrivo questa lettera per dirti che quest’anno sto seguendo un corso all’università molto interessante e da cui ho imparato tante cose. Ogni settimana ci ritroviamo in “bottega”; questo termine fa capire come l’aula in cui viene svolta la lezione non sia un luogo dove gli studenti seguono passivamente una lezione, ma un posto dove gli alunni sono come degli artigiani che immaginano, creano, producono. Ognuno di noi è un autore, che dà voce ai suoi pensieri e alle sue opinioni, condividendoli con gli altri e con i professori.
Abbiamo prodotto diversi lavori in queste settimane; mi viene in mente quando all’inizio del corso ci è stato chiesto di scrivere una nostra biografia, o quando abbiamo dovuto scrivere le recensioni di due libri del corso. Producendo ogni settimana un qualcosa di autoriale, che sia in forma scritta o facendo un intervento in aula, siamo stati messi alla prova ogni volta con un compito diverso, e questo fa sì che lo studente sia sempre sul pezzo e partecipi in maniera attiva al corso.
Nonno, questo corso è stata una piacevole sorpresa, spero, d’ora in avanti, di riuscire ad applicare nella mia vita quello che ho imparato; non ti vorrei mai deludere e mi auguro che tu sia sempre orgoglioso di me.

CHIARA LETTERIELLO

Caro Carlo,
ti scrivo questa lettera per un compito del mio corso di Culture Digitali ma, a dire la verità, sentivo anche il bisogno di parlarti davvero.
Mi sono accorta che ultimamente non ci sentiamo spesso, forse perché sei lontano, a Colonia, immerso nei tuoi studi e nella tua nuova esperienza di vita. Eppure questo corso mi ha fatto capire quanto la comunicazione sia importante, e quanto possa aprire porte che spesso nemmeno ci accorgiamo di tenere chiuse.
Durante le lezioni abbiamo sperimentato tanti modi diversi di comunicare: dalla comunicazione visiva, a quella scritta, a quella più immediata dei gesti, ma soprattutto al dialogo.
È stato proprio il dialogo, guidato dai nostri professori, a farmi scoprire qualcosa in più non solo su me stessa, ma anche sui miei colleghi.
Tra le cose che mi sono rimaste più impresse c’è in particolare il lavoro svolto con la professoressa Maria D’Ambrosio riguardo la creazione del nostro menù personale: abbiamo riflettuto su come, nella vita, ci nutriamo di tante cose: esperienze, relazioni, parole, immagini, musica.
Tutto ciò che scegliamo di fruire ci costruisce, ci plasma.
Il professore Vincenzo Moretti ci ha ricordato spesso che “l’approccio è più importante del risultato”. Questa frase mi è rimasta impressa più di tutte: perché è vera, e perché è qualcosa che sento mancare un po’ tra noi due. Abbiamo un modo di comunicare tutto nostro, è vero, fatto di poche parole, di sguardi veloci, di battute che capiamo solo noi. Da piccoli litigavamo spesso, eppure nonostante tutto tu hai sempre avuto un posto importante nella mia vita, un posto che nessuno può toccare.
E così, mentre il corso si è trasformato in un viaggio inaspettato (iniziato senza capire bene dove ci avrebbe portati e concluso con la sensazione di aver vissuto qualcosa di prezioso) ho pensato anche a noi due. Ho capito che a volte basta cambiare approccio, aprirsi un po’ di più, lasciare che le parole trovino spazio. Forse è questo che voglio dirti, Carlo: che anche se la distanza ci tiene impegnati in mondi diversi, mi mancano quei momenti di dialogo, anche semplici, anche brevi. E che ti voglio bene, più di quanto riesca a dirti quando siamo faccia a faccia.
Ho capito che per creare un rapporto più sano, magari non servirà un grande discorso, ma solo l’approccio giusto.
Con affetto, tua sorella Chiara.

FEDERICA MAIELLO

Caro papà,
ti scrivo perché sento il bisogno di parlarti con sincerità. A volte ho l’impressione che tu sia l’unico a non credere davvero in me e in ciò che desidero fare nella vita. Non ci credevi prima che iniziassi a studiare e, forse, non ci credi nemmeno ora.
Anch’io, in passato, ho dubitato di me stessa. Ho pensato più volte di non essere all’altezza e che i miei sogni fossero troppo grandi. Ma il corso che sto seguendo all’università, con il professor Moretti e la professoressa D’Ambrosio, mi ha fatto capire il contrario. In ogni lavoro che ho svolto ho messo tutto il mio impegno, la mia passione e la voglia di crescere. Se riuscissi a capire tutto questo, sono certa che cambieresti idea.
Sono davvero felice di questo percorso: sto imparando tanto, anche dai miei compagni, e sto scoprendo parti di me che non conoscevo. Ho capito che avere il coraggio di seguire ciò che desideravo è stata la scelta migliore che potessi fare.
Forse un giorno avrai ragione tu, oppure ti ricrederai vedendomi realizzare i miei sogni. Nel frattempo, sono orgogliosa di aver scelto la mia strada e non quella che avresti voluto per me.
Con affetto, Fede.

LORENZO MARGHERINI
Lettera a un Compagno

Caro Compagno, ti scrivo questa lettera per condividere alcune riflessioni circa una breve serie di esperienze che ho avuto la sorpresa ed il piacere di vivere nelle ultime settimane.
Sai meglio di me quanto l’esperienza pratica sia necessaria al pari di quella teorica, e quanto questa sia fondamentale per prepararci al cambiamento che tanto invochiamo. Ciò che forse non hai mai pensato, però, è che l’ispirazione che forma l’individuo spesso proviene da fonti inattese, improvvise e sfuggenti: un treno non torna mai indietro, dopotutto.
Volevo dunque parlarti di un corso universitario che ho frequentato, un corso che ho ancora difficoltà a descrivere. Immagino si possa dire che Comunicazioni e Culture Digitali sia ciò che ne fai, un prisma che produce colori (e prospettive!) diversi. È incentrato sulla socializzazione tra studenti, e tra studenti ed insegnanti; un percorso che forma in una maniera irriconoscibile in un primo momento, che diviene chiara solo più avanti.
Io stesso ho ancora difficoltà a capire nello specifico cosa si sia mosso in me. So, tuttavia, che qualcosa si è mosso; qualunque cosa sia, sono certo che mi aiuterà a suo tempo.
Detto ciò, posso solo augurarmi che qualcosa di simile capiti a te. Un cambio di prospettiva serve a tutti!
Tuo compagno 
Lorenzo Margherini.

GIULIA MASCIA
Cara Parte di me che teme di guardarsi dentro

In questo corso ho imparato a riconoscerti. Sei sempre stata lì: silenziosa, prudente, pronta a bloccarmi ogni volta che provavo a descrivermi, a definirmi, a capirmi davvero. È paradossale: analizzo tutto e tutti con lucidità, eppure davanti a me stessa tentenno. Non perché io non sia forte, lo sono, e agli altri mi sono sempre mostrata decisa, sicura, capace. Ma a volte ho paura dei miei difetti, del giudizio, delle ombre del mio passato. Forse è per questo che, per descrivermi, mi sono sempre affidata agli altri.
Eppure, tra biografie, domande difficili e il continuo richiamo al “lavoro ben fatto”, qualcosa si è incrinato. Ho scoperto che ciò che viene definito “lavoro ben fatto” è anche il coraggio di affrontarsi, di guardarsi senza filtri, di darsi la stessa attenzione che do agli altri, di restare davanti alle proprie contraddizioni senza scappare.
Grazie a questo percorso ho imparato a metterti in discussione, e a trasformarti in uno sguardo critico ma aperto.
Oggi non ho risolto tutto, ma so che valgo lo sforzo e ho imparato che vale la pena farlo con cura e soprattutto so che non sono la descrizione di nessuno: sono una continua evoluzione, autentica e mia.

CARLO NAGAR
La lezione della Bottega: imparare ad esporsi

Cara Alice,
probabilmente non leggerai mai queste parole, ed il motivo è racchiuso proprio qui dentro. In questo percorso ormai giunto al termine, i proff. D’Ambrosio e Moretti ci hanno trasmesso e mostrato tanto. Tu mi hai sempre rimproverato di non raccontarti nulla, neppure le cose banali, ed avevi ragione: ho sempre evitato di parlare delle mie giornate. Sono sempre stato quello che taceva tutto, anche in famiglia, per proteggersi dal giudizio altrui. Avevo paura di affrontare il pensiero degli altri e per questo, anche con te, ho sempre esitato a espormi troppo.
Tuttavia, grazie a questo corso sto abbattendo quel muro. La necessità di comunicare ed espormi continuamente con la ‘Bottega’ e con tutti i suoi partecipanti, mi ha reso più sciolto e meno spaventato dal giudizio esterno. È questo il grande insegnamento che ho fatto mio: saper parlare di me agli altri senza timore. Dalla biografia alle recensioni, ho condiviso cose di me davanti a tante persone come mai prima d’ora.
Ringrazio me stesso per aver scelto di partecipare a questo corso e i professori per averci dato quest’opportunità. È stato un (per)corso che si è rivelato una risorsa incredibile: all’inizio (la risorsa) era bella nascosta, ma poi è fuoriuscita di lezione in lezione con forza e vivacità.
Ti voglio bene, Carlo.

GIULIA RODONTINI
L’eco di me stessa

Caro Antonio,
Ho pensato di scriverti questa lettera per raccontare quello che tu non hai potuto vivere. Ci conosciamo dalla prima elementare e penso che saresti stato uno dei pochi a capire le mie scelte di vita.
Sto frequentando per la seconda volta il corso di Comunicazione e Culture Digitali, tenuto dalla professoressa D’Ambrosio e dal professor Moretti. Questo corso mi ha permesso di ascoltare voci e storie talvolta molto diverse dalla mia, ma dove, stranamente, sono sempre riuscita a trovare un po’ di me in ogni persona che ho incontrato.
Ho imparato come creare un lavoro ben fatto, partendo già dal solo pensiero. Ho compreso come comunicare me stessa e il mondo che mi coinvolge in tanti modi. Ma la cosa più importante che mi hanno lasciato i due professori è la consapevolezza che ciò che noi possiamo vedere come fallimento è solo un tassello, un passo in più verso il raggiungimento di una versione migliore di noi stessi.
Ti scrivo questa lettera, quindi, per dirti che sto bene. Ora capisco più me stessa e il mondo, sono felice del percorso che sto facendo e sto imparando a comprendere che, ormai, sei la parte più pura di me.

VIVIANA RUGGIERI
La melodia dei nostri passi

Caro nonno,
Oggi voglio raccontarti qualcosa di bellissimo. Il corso di Comunicazione e Culture Digitali mi ha arricchita così tanto da dare il via ad un cambiamento profondo in me, e non parlo di ricchezza materiale. Non riesco più a tornare indietro, sento di avere il mondo nelle mie mani. Mi sento parte integrante di luoghi e di tempi e nel dove e nel quando materializzo ogni idea.
Un’intuizione profonda mi ha suggerito di curare la mia coscienza attraverso la narrazione di me. Così, ho imparato a raccontarmi, anche se sai che è sempre stato difficile per me, e ad ascoltare gli altri, perché tutto è più colorato e le parole hanno il potere di evocare un senso, che si materializza nel momento in cui ci sono cuori pensanti.
Ho scelto di – essere – nel mondo e non di fare ancora e ancora senza una meta, infatti, vivo e danzo nel caos della vita. Ho anche dato una tregua all’impulsività, ripensando ancora e ancora alle cose che faccio e alle parole che utilizzo.
È bello potersi cercare nelle emozioni, nei sensi, nelle idee; è come sentire sulla propria pelle un gran senso di libertà e di autorealizzazione.
Alla fine, nonno, la materia vive nelle nostre azioni e plasma il mondo e la nostra storia. Mi piace dire che è tutta una melodia che suona sulle note dei nostri passi.
Ti abbraccio, oltre ogni spazio e tempo.
La tua  Nenna.

MARCO SCHIANO
Tra le stelle

Cara Nonna,
ti scrivo per raccontarti qualcosa che forse avresti sempre voluto sentire da me, ma che io non avevo ancora il coraggio di dire: oggi provo a mettermi al primo posto. Per anni mi sono sentito piccolo, sbagliato, come se il mio valore fosse fragile e dipendesse dagli altri. Tu avevi visto in me una forza che io non riconoscevo, e ora sto cercando di incontrarla davvero.
Il percorso che sto affrontando è difficile, mi fa dubitare, inciampare, temere di non arrivare mai dove vorrei. Ma questo corso di Comunicazione e Culture digitali mi ha insegnato molto: a comunicare senza paura, a esistere senza nascondermi, a capire che non sono un errore ma una persona che cresce ogni giorno. Ho imparato che il lavoro ben fatto con cura costruisce dignità e nasce dal rispetto per se stessi. Ho capito che la nostra unicità non è un peso: è ciò che ci rende forti.
So che non hai potuto vedermi arrivare fin qui, ma spero che tu possa vedermi adesso, tra le stelle, mentre imparo a darmi valore. Le mie sofferenze non mi definiscono: mi hanno formato. E sto provando, finalmente, a guardarmi con occhi più gentili.
Nonna, spero di renderti orgogliosa. Sto imparando a credere in me.

GIOVANNI SCIARRA
Imparare ad esporsi. A te Martina, a cui devo un grande grazie.

Mia cara Martina, parto dalla premessa che questa lettera rifletterà gli stessi pensieri che ho anche su nostra sorella, Giulia, ma per ora dovrò accontentarmi di un solo interlocutore. Oggi ho deciso di scrivere a te!! Per me, non ti fermi ad essere biologicamente mia sorella, ma sei molto di più. Tu sei la mia migliore amica, la mia seconda madre, colei che mi ha trasmesso la determinazione nel fare le cose, ma soprattutto, nel farle fino in fondo e bene.
Il fare bene le cose, mi ricorda la filosofia di vita che hanno i mie due professori universitari, Vincenzo Moretti e Maria D’Ambrosio. E da un lungo periodo che seguo il loro corso di comunicazioni e culture digitali, il quale si basa sulla concezione del “lavoro ben fatto” cioè che il lavoro è una delle poche forme di gratificazione alla vita umana, ed è l’unica forma a cui si può puntare per raggiungere il successo, senza trovare delle inutili scorciatoie.
Da te Martina, ho appreso anche altri significati che hanno a che fare con la parola “vivere”. In primis che bisogna dare la giusta priorità, a quelle cose che possono senz’altro migliorare la nostra persona, e che bisogna essere sicuri di se stessi. Sono i medesimi principi che ho potuto riscoprire e rivalutare durante questo percorso con il prof. Moretti e la professoressa D’Ambrosio.
Adesso però ti saluto, con tutto il mio amore, tuo fratello Giovanni.

MIRKO SCOTTO D’ABUSCO

Caro Mirko,
è arrivato il momento di tirare le fila di un percorso che ti ha fatto crescere tanto. Non avrei mai pensato di dirlo, ma è stato un bel viaggio. Un viaggio che ti ha permesso di conoscerti meglio, di conoscere nuove persone e di scoprire cose nuove sulle persone al tuo fianco.
Hai imparato a non aver paura di raccontarti per quello che sei davvero e di celebrare quelli che sono stati i tuoi piccoli traguardi. E se i libri ti hanno portato in mondi più reali di quelli che credevi, il lavoro in bottega ti ha aperto la mente, dandoti gli strumenti per dare una forma a ciò che prima era solo teoria, immaginazione, sogno, ambizione.
Ti sei raccontato davvero per quello che sei e per quello che vuoi e speri di essere in futuro, e hai scoperto il potere e la bellezza del gruppo, della collaborazione. Non sei più il Mirko dell’indipendenza della prima lezione, anzi. Hai scoperto il valore che c’è nell’insieme, nell’ascolto senza giudizio, nella comprensione collettiva.
Sei cresciuto, sei cambiato. In un momento difficile della tua vita hai avuto il coraggio di mettere in gioco te e la tua curiosità, senza paura e pregiudizi. E spero che questa lettera, caro Mirko del futuro, non te lo farà mai dimenticare.

MARIACARLA SORICE
Patto di sangue

Mio piccolo Arti, come stai? Rispondimi con sincerità per una buona volta, sono tua sorella maggiore non devi avere paura di aprirti con me.
Ti scrivo questa lettera di pancia per dirti quanto mi manchi, lo so benissimo che il mio trasferimento ti ha sempre fatto stare male, è da quando siamo piccoli che hai la paura di vivere lontano da me, dalla persona che per te è sempre stata un punto di riferimento.
Questi tre anni lontana di casa sono volati, ancora non ci credo che tra qualche mese sarete tutti qua a Napoli per vedere Papi che mi incorona.
Ti chiedo scusa, scusa per essere andata via, ogni volta che ci sentiamo o torno a casa nostra per qualche giorno scherzi sempre dicendo “uffa sei già tornata, ancora non ho avuto il tempo di trasformare la tua camera nella mia sala giochi personale” ma il sorriso falso stampato sul tuo volto dice ben altro, “finalmente sei tornata da me”.
Crescere vuol dire cambiare, e io sono cambiata come non mai in questi anni, ho capito quanto amo la nostra famiglia, quanto amo te mio piccolo bimbo (che tanto piccolo non sei più) e che non voglio mai deludervi.
In questi ultimi mesi in università ho frequentato per la seconda volta un corso chiamato cultura digitale tenuta dalla professoressa Maria D’Ambrosio e il professore Vincenzo Moretti.
Ho imparato di quanto sia bello parlare senza essere giudicati , di aprirti con perfetti sconosciuti che in fin dei conti sono uguali a te con i tuoi stessi obiettivi sogni e aspirazioni.
Tendere l’orecchio all’ascolto e ammettere di poter sbagliare e mettere il tuo pensiero in discussione.
Questo corso mi ha cambiato tanto l’anno scorso e quest’anno ancora di più, non a caso ho deciso che sarà il mio percorso di tesi.
Ti renderò fiero di me Arturo, non ti deluderò.
Tua sorella Mariacarla.

SIMONA STAROPOLI
Caro Giuseppe,
è strano parlarti attraverso una lettera, perché tu non lo saprai mai e perché non sono solita farlo,
proprio io che amo scrivere, leggere e comunicare con gli altri, a volte lo trovo così faticoso, mi mancano le parole e mi si stringe la gola. Da tempo non parlavo di me stessa davanti a un gruppo di persone, ma la bottega, fortunatamente, mi ha dato questa opportunità. Mi sono messa a nudo raccontando chi sono, e odio farlo perché ho vergogna, non di ciò che pensano gli altri, piuttosto ho vergogna di tradurre i miei pensieri in una forma diversa dalla loro solita astrattezza, e ammettere a me stessa che certi ostacoli esistono, certe passioni si stanno concretizzando, è dura. La parte silenziosa che nascondo la tengo per me e la custodisco gelosamente in un piccolo cassetto, e tirarlo fuori è una bella sfida. Allo stesso tempo trovo confortante aiutare le persone attraverso la mia esperienza, arricchire il loro bagaglio con pezzi del mio, inoltre ho trovato consolatorio ascoltare le loro storie. Non siamo soli e non siamo gli unici, apparteniamo a una rete di connessioni che si intrecciano, che ci conducono verso piccoli mondi ricchi di colore, vita e storie da scoprire.
Ti prometto che vivrò più vite che posso, Simo.

MIRIAM STORNAIUOLO

Caro compagno di sedia,
scrivo a te che sei stato al mio fianco durante questo percorso. Hai visto? Ne è valsa la pena seguire! Quanti dubbi inizialmente avevo… soprattutto perché la fine delle lezioni era fissato alle 19, un po’ tardi per tornare a casa con i mezzi pubblici. Però, ora che siamo alla fine posso dire di aver imparato tanto. Parto dalla cosa più importante e per niente scontata: l’approccio è la cosa più rilevante e il risultato è una cosa secondaria. Certo tutti speriamo di ottenere quello che vogliamo, ma ora ho capito che questo non sempre è possibile e, soprattutto, che non dipende solo da me, ma da un insieme di fattori. Inoltre, ho rafforzato un’idea che avevo già in mente il forte collegamento tra comunicazione e formazione, questo grazie al continuo confronto avuto con i miei colleghi, ma anche con i professori Maria D’Ambrosio e Vincenzo Moretti non solo professori universitari, ma anche maestri di vita. Parlo di lezioni di vita perché quasi tutte le volte che sono entrata in aula e ascoltavo i professori, (soprattutto quando il prof Moretti raccontava aneddoti su suo padre, un uomo d’altri tempi), mi rendevo conto di quanto sono fortunata ad avere due genitori che mi hanno trasmesso i valori più importanti nella vita: l’educazione, il rispetto per gli altri e il dover lavorare sodo per ottenere quello che si vuole.
Con affetto, Miriam

DAYANA VISCO
Pillole di vita

Caro Nunzio,
l’università è un mondo nuovo e il corso di Bottega O sta smuovendo qualcosa in me.
Più che una semplice lezione universitaria, sono pillole di vita vera. Durante Bottega sento lo spirito di una classe: un filo invisibile ci unisce e ci permette di esprimerci senza maschere, pur portando addosso le nostre fragilità.
Sarebbe facile mostrarsi solo nelle parti belle, ma il vero salto è stato imparare ad ascoltare le nostre paure, a nominarle, a dare voce agli ostacoli che hanno segnato i nostri cammini.
Il pilastro di queste lezioni è il dialogo, un dialogo autentico in cui a contare siamo noi: esseri pensanti capaci di arricchire gli altri con un pensiero, un dubbio, un frammento di verità. Di incontro in incontro sento crescere un pizzico di maturità, come se ogni pillola aprisse una consapevolezza nuova dentro me. Sto imparando la grandezza nascosta nelle piccole cose, a guardare oltre, a non fermarmi al semplice fare, ma a farlo meglio, con voglia, cura e intenzione.
Parlando al microfono sto imparando, pian piano, a riconoscere i miei pensieri, a lasciarli risuonare in una stanza senza temerli, senza vergognarmene, come se finalmente trovassero il coraggio di stare al mondo, come se anch’io stessi imparando a starci davvero.
Caro “padre”, saresti fiero di me.
Dayana.

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