Caro Diario, l’altro ieri era la giornata della presentazione di Novelle Artigiane a Guardia Perticara e come programmato con Cinzia ci siamo messi in viaggio intorno alle 10:00 e siamo arrivati a Guardia qualche minuto dopo le 12:00.
Eravamo sull’ultimo tratto della salita quando la telefonata del mitico Vito Verrastro ci ha preavvertiti che avremmo trovato ad aspettarci Agostino Massaro che ci avrebbe accompagnato all’agriturismo dove eravamo alloggiati, e così è stato, insomma è filato tutto preciso come un orologio svizzero, che in realtà quando a fare le cose sono le persone giuste noi italiani non siamo secondi a nessuno.
Alla Masseria Pinto siamo stati ricevuti dalla signora Rosa e abbiamo salutato Agostino, non prima però di scoprire che lui si ricordava dei Parola e di Filomena, la sorella di Tonino, l’amico del cuore con cui sono arrivato la prima volta a Guardia, era l’anno di grazia 1972.
Mi devi credere amico mio, il luogo è incantevole. Proprio di fronte alla nostra stanza ci sono delle piante di fichi, la signora Rosa è gentile e premurosa e Cinzia e io ne abbiamo approfittiamo per chiederle di farci vedere un po’ di cose dell’agriturismo. Abbiamo scoperto un mondo pieno di cose belle, di cose curate, di cose antiche, dagli attrezzi di lavoro agli utensili di casa e a quel punto abbiamo cominciato a fare mille domande, e io la meno interessante di tutte, “come si fa a tenere così in ordine una struttura così”, eppure la signora Rosa mi ha dato una risposta così bella che io la sera nel corso della presentazione l’ho ricordata più volte.
Come dici amico Diario? Vuoi sapere cosa mi ha detto la signora Rosa?
Che ci vuole tanto amore e tanto lavoro, e insomma sì, è stato lì che ho deciso di raccontarla, cosa che ho fatto ieri mattina dopo colazione, perciò adesso siediti bello comodo e ascolta.
“Mi chiamo Rosa Donnoli, sono nata nel 1960, ho la laurea in biologia e un dottorato di ricerca in biologia applicata. Ho fatto un anno di dottorato all’Università di Malaga e tante altre cose ancora.
Mio padre aveva un’impresa di costruzioni, mio nonno era falegname, la nonna invece gestiva un emporio, uno di quei vecchi negozi di un tempo dove si vendeva di tutto, dalla pasta ai chiodi.
Mamma era casalinga, difficile fare diversamente con sette figli. Perso il primo, siamo rimasti in sei, quattro femmine e due maschi.
Mio marito è veterinario.”
Sì caro Diario, la signora Rosa si è presentata così, e poi mi ha detto che le piacciono il cinema e la musica, compresa quella classica naturalmente, che le piace assai fare con le mani, insomma mi hai capito, le piace la manualità, perché anche in laboratorio insieme alla testa sono molto importanti le mani”, ha aggiunto. E poi anche che adora gli animali, la natura e l’onestà delle persone.
Ancora: il blu è il colore che preferisce, il nero quello che le piace di meno, ama più i primi che i secondi, è tifosa della pasta come me, mentre detesta la mancanza di rispetto verso le persone e l’ambiente e le fa rabbia vedere così tante persone attente soltanto ai soldi e alle proprie ambizioni.
“Pinto è il cognome di mamma, la nostra azienda agrituristica si chiama così perché i suoi nonni avevano fatto i fattori proprio qui. Quando papà acquistò questa azienda avevo 17 anni. Ricordo che una sera venne a casa e ci disse “che ne dite se acquisto una masseria?”. Noi eravamo tutti eccitati e così alla prima occasione ci portò a vederla. Ricordo che era una landa deserta – c’era questo fabbricato in pietra, quattro alberi di fichi e delle piante di ulivo – eppure ce ne innamorammo subito.
Vincenzo, era iniziata un’avventura, eravamo tutte/i ragazze/i, abbiamo cominciato a lavorarci, alle modifiche e alle ristrutturazioni ha partecipato tutta la famiglia, ci sembrava di essere come quei pionieri che si vedono in certi film western.
Questa casa è stata come un sogno condiviso, non lo so, forse ci mancava un posto così, sta di fatto che è diventato un collante che ci ha unito ancora di più, insomma costruire qualcosa insieme ci ha consentito di stringere ancora di più i legami tra di noi. Ricordo che all’epoca mia nonna disse voi siete dei pazzi, non sapete quanto lavoro ci vuole”.
“Mi verrebbe da dire che sua nonna aveva ragione”.
“Dal punto di vista del lavoro che ci è voluto e ci vuole per portarla avanti sicuramente sì, però come vede siamo qui, abbiamo recuperato, abbiamo migliorato, abbiamo piantato alberi, oggi c’è il frutteto. A un certo punto la casa è diventata il punto di ritrovo della famiglia allargata e degli amici, noi ragazzi ci venivamo con gli amici e insomma era un bel periodo, nonostante il tanto, tanto lavoro.
Tenga presente che i miei due fratelli lavoravano nell’impresa con mio padre e dunque la fattoria era tutta sulle spalle di 5 donne, mia madre e noi 4 sorelle.
A quel tempo avevamo anche gli animali da cortile e i conigli. Ricordo che un giorno stavamo pulendo la stalla dei conigli e un vicino che ci venne a trovare restò sorpreso che delle giovani ragazze universitarie (le sorelle di Rosa sono diventate poi medico, un architetto, commerciante, ndr) facessero un lavoro di quel tipo, invece noi eravamo orgogliose, la sentivamo come una cosa nostra, era la possibilità di mettere in pratica il senso del lavoro che ci avevano insegnato i nostri genitori.”
Come dici caro Diario? Sarebbe piaciuto anche a te conoscere la signora Rosa? Guarda che io conto di tornarci a Guardia Perticara, magari ci andiamo insieme, però adesso non farmi perdere il filo, perché ti devo dire ancora che una volta che la mamma era andata in pensione dal punto di vista formale la proprietà fu intestata alla signora Rosa e che poi, alla morte del papà, a 67 anni, è stata fatta una ristrutturazione ulteriore della casa, anche con il sostegno di fondi pubblici, così nel corso degli anni l’azienda agrituristica è diventata quella che si può ammirare adesso.
Ah, un’altra cosa che mi ha colpito molto è stata l’unione della famiglia, perché per esperienza so che non è mica facile mettere d’accordo sei persone, anche quando sono fratelli e sorelle, e infatti ho chiesto anche questo alla signora Rosa, e allora lei con la sua schiva dolcezza mi ha risposto che naturalmente qualche frizione ogni tanto non manca, e qualche discussione neppure, però alla fine si risolve sempre tutto, “perché le radici sono qui e perciò qui ci ritroviamo sempre uniti”.
Perché sì caro Diario, in questa nostra bella Italia così incerta e inquieta succede anche questo, alla presentazione l’altra sera ho conosciuto anche un’altra delle sorelle, Caterina, e ne sono stato contento.
Come dici? Ti sarebbe piaciuto sapere cosa fa la signora Rosa nel corso di una sua giornata di lavoro tipo? Non essere impaziente, che sto proprio per fartelo raccontare da lei.
“Arrivo di buon mattino, a volte pernotto anche qui, a seconda delle esigenze. Organizzo la colazione, collaboro al rifacimento delle stanze, leggo la posta elettronica, preparo le torte per la colazione e le marmellate con la frutta di stagione, nel periodo dell’orto facciamo le conserve, dai pomodori ai prodotti sottolio, dipende dal periodo. Poi ci sono i due cani maremmani che sono rimasti da quando avevamo le pecore e le galline per le uova fresche. Infine, ma infine solo per modo di dire, ci sono le banche e il commercialista che mi aiuta nella gestione amministrativa della struttura.
Nel fine settimana arriva mio marito dalla provincia di Caserta, dove esercita la sua professione, e mi dedico a lui. Lui ama pescare e ho imparato a pescare anche io per stare con lui, vado a funghi con lui, ho imparato anche questo, e ho imparato a sciare con lui. Cerchiamo insomma di condividere quante più cose è possibile visto che siamo costretti a vivere (sospiro lungo, ndr) separati.
A proposito Vincenzo, all’inizio mi sono dimenticata di dirle che adoro il mare.”
Ecco caro Diario siamo quasi alla fine, anche se come sai per la fine mi riservo la domanda che mi è più cara.
“Signora Rosa, che cos’è per lei il lavoro, perché è importante, vale?”
“Il lavoro per me è l’amore per le cose che faccio, è credere in quello che si fa per dare un senso alla vita. Lo faccio veramente con tutto me stessa, non conosco un altro modo di farlo.”
Da Guardia Perticara direi che per ora è tutto, ma solo per ora, perché le belle storie da raccontare in questo piccolo meraviglioso borgo sono tante, dopo che ho letto un po’ dei racconti del mio nuovo amico Agostino Massaro sul suo Lettera 22 ne sono convinto ancora di più.