Caro Diario, è da Giugno che sto appresso a Emma Taveri, che adesso che leggerai la sua storia ti verrà facile capire perché. Oggi mi ha scritto, però prima avevo scritto io a lei, per farle gli auguri, perché è il suo compleanno. Qualche secondo, e mi è arrivata questa risposta: «Ciao Vincenzo, sono una pessima persona. La mia storia è pronta da tempo ma attendo l’ispirazione per completarla con qualcosa di wow. Grazie per gli auguri. Un abbraccio.»
Come dici amico mio? Vuoi sapere a questo punto cosa le ho scritto io? Questo: «Ahahah, ti voglio bene, non esiste, in ogni caso “sono una pessima persona” è bellissimo, mi ricorda la risposta di Beatrix Kiddo quando Bill in Kill Bill le chiede perché non gli ha detto che Pai Mei le ha insegnato l’esplosione del cuore con cinque colpi delle dita: “Non lo so, perché sono una persona cattiva”. Mandami comunque quello che hai scritto che se ci metti anche qualcosa di wow io che faccio?»
Vuoi sapere come è finita caro Diario? Sono stato fortunato, mi ha risposto «hai ragione! Oggi che è il mio 33° compleanno te lo mando, mi pare una giusta occasione.»
«Caro Vincenzo, finalmente trovo il tempo di scriverti, e lo faccio dalla mia amata Brindisi, tra una destinazione e l’altra, o meglio tra una “casa” e l’altra.
Mi chiedi chi è Emma, e non è semplice riassumere o mettere per iscritto tutto ciò che mi frulla per la testa immaginando una risposta, ma ci provo.
Emma è innanzitutto imprevedibile e perennemente ottimista, ma con i piedi per terra. Inseguo la felicità nella vita e nel lavoro, e per me la felicità è semplice ma richiede un grande coraggio ed altrettanta consapevolezza.
Innanzitutto posso dire senza esitare un solo secondo che devo tantissimo ai miei genitori: mamma tedesca e papà di Brindisi (non solo italiano, perché essere “di Brindisi” è un’altra cosa). Due persone molto diverse, che nella loro incredibile diversità mi hanno insegnato delle cose fondamentali: che nulla di valore si ottiene senza l’impegno, l’umiltà, l’importanza del rispetto e dell’onestà, e che ognuno di noi può lasciare un segno indelebile nel mondo da semplice eroe di tutti i giorni.
Perché devo tanto a loro? Perché vengo da una città difficile, in cui da bambina ero abituata a vedere i contrabbandieri di sigarette agli angoli delle strade, in un Sud che all’epoca non era per nulla un luogo in cui costruire il proprio futuro. Piuttosto un luogo da cui fuggire, o peggio, dove accontentarsi e sopravvivere. I miei genitori in quel Sud hanno fatto impresa partendo da zero, onestamente, mostrandomi un’altra Brindisi e dimostrandomi non senza sacrificio che tutto è possibile.
Devo dire che tanto di ciò che è Emma oggi è rappresentato dalle persone incontrate lungo il cammino. Buone e/o cattive (ma poi, esistono davvero buoni e cattivi?) Amo la psicologia e dunque tutto ciò che c’è dietro i comportamenti umani. Cerco sempre di capire, di andare oltre l’apparenza. Mi affascinano la sincerità, il rispetto, la correttezza e mi fanno paura la falsità, la cattiveria, l’arroganza. Io sono sempre un po’ l’ago della bilancia, quella che prova a mettere acqua sul fuoco, la mediatrice, l’equilibrio tra le cose e le persone.
Sono un po’ nomade. A 33 anni non ho una casa precisa, nel senso che sono spesso in giro per lavoro – e anche non, ma mi piace pensare di fare base a Brindisi, e a breve anche un po’ a Milano.
Quella Brindisi che ho lasciato 15 anni fa, e dove sono tornata per scelta dopo un percorso di studio e lavoro tra Roma, Milano e Londra. Ora è un posto molto diverso, si sta meglio e la preferisco a molte altre città. Proprio per Brindisi ho realizzato diverse iniziative nel turismo, mi sono lanciata in una breve, intensa ed indimenticabile candidatura politica, e sogno, in futuro, di poter fare qualcosa che lasci il segno come ha fatto mio padre costruendo da privato il terminal passeggeri del porto, per me segno evidente di un privato che può e deve collaborare con il pubblico per il Bene comune.
Lavoro da quando ho 13 anni (anche se allora era un po’ un gioco) quando aiutavo la mia famiglia d’estate mentre i miei amici andavano al mare, ma io trovavo più divertente lavorare, per poi goderci la meritata vacanza (solitamente in Grecia) al termine della stagione. Anche oggi per me lavoro è passione, e non ho mai la vera esigenza di andare in vacanza, perché per me la vera vacanza è conoscere nuovi territori attraverso gli occhi che brillano di coloro che si impegnano per renderli speciali. Grazie a tante belle persone ho potuto scoprire luoghi speciali, che porterò nel cuore per sempre.
Ho studiato Economia del Turismo a Roma, ma la mia vera scuola è stato il percorso lavorativo, e la mia eterna pendolarità tra l’Italia e la Germania, dove i miei nonni materni mi hanno cresciuta ed in parte formata alla cosiddetta precisione tedesca. Ammetto che nel lavoro posso essere un po’ rompiscatole, in compenso non sono mai irrispettosa.
Ma mi hai chiesto anche dei lavori più insignificanti vero? Perfetto.
Durante l’università volevo dimostrare ai miei genitori che potevo cavarmela da sola, e così ho fatto la promoter nei centri commerciali, la hostess in discoteca (ebbene sì …!!) e poi un bel giorno mi hanno offerto un lavoro a Milano per TTG Italia. Volevo troppo quel lavoro!! Così senza dirlo ai miei ho preso una camera in affitto a Milano, che condividevo con due ragazze, mentre io dormivo su un comodo materasso per terra. Sono felicissima di quell’esperienza, la rifarei domani. Quello è stato l’inizio della mia carriera lavorativa, che mi ha portata a lavorare poi a Londra per TripAdvisor, World Travel Market, Isango!, oggi gruppo TUI.
Mi piace essere un po’ naif nella vita, ma come ti dicevo sono molto precisa ed esigente nel lavoro. Oggi per lavoro creo destinazioni felici. Lo faccio con Destination Makers, che è la mia società, nata nel 2014.
Ciò che facciamo non è classificabile in un settore specifico. Ci abbiamo messo un po’ per capirlo, ed ora credo di poter dire che ci troviamo ad una intersezione tra il turismo e l’innovazione sociale, nel senso che noi arriviamo prima del turismo, lavorando in luoghi dove prima di parlare di marketing c’è bisogno di disegnare una strategia, creare un’offerta, insegnare alle comunità locali come fare turismo in modo sostenibile. L’impatto che ne deriva a lungo termine è il turismo, ma innanzitutto un miglioramento della vita delle comunità locali. E il bello è che costruiamo insieme alle comunità, interpretando le loro esigenze aggiungendo la nostra esperienza.
Il progetto è nato a Brindisi, per poi espandersi applicando il modello in tutta Europa, insomma abbiamo fatto al contrario, invece di importare abbiamo esportato. La mia più grande soddisfazione ad oggi è stato aggiudicarci un bando Europeo (COSME) basato sul nostro modello di “Happy Destinations”. Un grande traguardo per una piccola start-up italiana. Da lì ho avuto la fortuna di lavorare a progetti stimolanti con importanti realtà, e di incontrare persone incredibili che hanno anche contribuito a migliorare qualitativamente il nostro prodotto. Sono stata da poco speaker al 30° anniversario delle Rotte Culturali del Consiglio d’Europa, assieme a ministri e personaggi di spicco del panorama europeo. Ero molto emozionata, ed altrettanto felice.
Del mio lavoro amo la possibilità di conoscere sempre persone nuove, ammirare quegli eroi di tutti i giorni che mi ricordano un po’ mio papà, condividere e contaminarmi di quell’energia tipica di chi ama davvero il proprio territorio. Credo che motivare le persone sia una delle cose che più amo fare, e per fortuna posso farlo anche per lavoro.
Sono appassionata di marketing strategico, e mi piace sviluppare tutte quelle azioni che accompagnano un prodotto (nel mio caso una destinazione) al mercato. Il mio profilo è un intreccio tra destination/project manager, business developer e marketing manager. Come ti dicevo sono una creativa con i piedi per terra, e anche nel lavoro ho una naturale tendenza a convertire idee e sogni in realtà con concretezza e razionalità.
La mia giornata tipo non è mai una giornata tipo. Ci sono settimane in cui parto con una valigia pronta per mete ancora non confermate, in cui passo buona parte del tempo con le comunità locali, a insegnare e a disegnare assieme la loro destinazione e le esperienze che offriranno ai visitatori. Ma ci sono anche periodi in cui passo molto tempo al pc, a lavorare sulla strategia, o a collaborare con un team de-localizzato ai nostri progetti.
Sono anche spesso ad eventi, da speaker o per networking. Mi viene facile promuovere il nostro prodotto, la passione è in ogni mia parola.
Mi piace molto lavorare negli aeroporti, mi trasmettono energia, e come tante case, penso di poter dire di avere anche tanti uffici.
Ce l’ho anche un piccolo spazio per i sogni nel cassetto?
Se sì, ecco quelli un po’ più complessi, o a lungo termine: sicuramente la realizzazione di un progetto in un porto da dedicare a mio padre, e prima o poi diventare sindaco della mia città.
Per il resto provo a concretizzare i miei piccoli sogni ogni giorno. La vita è una sola, mai rimandare. Sapendo che quando è necessario non bisogna avere paura di cambiare strada, anche più volte. Mai accontentarsi!
Ecco, con questo ti saluto Vincenzo, spero che la mia storia almeno un po’ ti piaccia.»
Come dici caro Diario? A te la storia di Emma è piaciuta un sacco altro che un poco? Pure a me, e non c’è stato bisogno neanche di aggiungere il wow, c’era già, anche se lei non lo vedeva.
No, non lo so se è understatement, forse è la giovane età, o magari è un po’ troppo perfettina, ma in qualunque caso va bene così. Come dice Osgwood a Daphne in A qualcuno piace caldo? Nessuno è perfetto? Appunto!