Caro Diario, questa storia qui sono quasi due anni che mi fa compagnia, a volte accade, nel senso che una storia se ne rimane lì da qualche parte parte nella testa e nel cuore e poi a un certo punto ritorna, per genio e per caso, come è successo ieri sera con Davide Daddy Faranda.
Cinzia e io Davide l’abbiamo conosciuto durante il nostro primo anno di vacanza a Gioiosa Marea, nel 2015, e dopo che avevo raccontato la storia di Marcello tra una chiacchiera e l’altra avevo scoperto che per Davide il lavoro di cameriere, che pure gli permetteva di guadagnarsi da vivere, era il secondo lavoro, perché il primo era quello di musicista, rapper, nome d’arte Daddy, genere musicale all’incrocio tra il rap, il pop e il rock.
Da lì al passo successivo era stato quasi naturale, e così Davide mi aveva raccontato che è nato a Piraino, in provincia di Messina, nel 1990, che si è diplomato in ragioneria, al Ferdinando Borghese di Patti, con voto 80/100 e che già da ragazzo gli piaceva scrivere, era il suo modo di dare senso alle cose semplici come un soffio di vento o una goccia che cade.
«Vincenzo, per molte ragioni che adesso sarebbe inutile ricordare la mia è stata una vita di sacrifici e povertà, ho conosciuto il lavoro molto presto, direi troppo presto. Ho 27 anni e ho già fatto il cameriere, l’aiuto cuoco, il rappresentante di caffè e il venditore di mobili, ho lavorato in uno studio assicurativo e da poco ho iniziato a lavorare in un auto salone come venditore di auto, dividendomi tra questo lavoro e qualche servizio come cameriere, lavoro che come sai ho fatto anche negli ultimi due anni. La mia fortuna è stata che insieme alle difficoltà e ai sacrifici ci sono state sempre la scrittura e la musica.
Vincenzo, a me è la musica che mi ha salvato. Sì, per me la musica è stata ed è affetto, è stata la stabilità che non ho mai avuto, è stata la riscossa, la rivincita, la rivoluzione, l’antidolorifico e la via di fuga, il modo per convincermi che forse la vita non è tutta una delusione. I miei testi nascono proprio qui, sul confine tra la povertà, la profondità e la possibilità, le mie sono storie di sofferenza, di coraggio e di rivalsa.
I primi pezzi incisi in casa sono del 2008, del 2009 la prima demo e del 2011 la seconda. Poi i primi concerti e il primo album in free download, Paranoie, del 2013 e da lì la seconda serie di concerti in Sicilia, le prime interviste, ospitate in radio e articoli. Ho cercato di portare il mio rap, la mia musica, là dove nessuno sapeva cosa fosse. Tutto da solo. Perché con la musica si può. Ed è stato così fino a oggi con Ad un passo da noi.»
Come dici caro Diario? Perché me la sono tenuta nascosta per due anni questa storia così bella? Non lo so amico mio, la verità è che non lo so, anche se dopo quello che mi ha confidato ieri sera Davide sarebbe facile per me dirti che questo tempo non è trascorso invano, che nel suo cuore l’amarezza, la delusione e la rabbia hanno lasciato il posto al dolore e alla compassione, che insomma è stato meglio così, ma non sarebbe la verità, anche se davvero è stato meglio così.
Ciò detto adesso non interrompermi più e lasciami finire la mia storia, che ieri sera quando ho visto il video di Ad un passo da noi, la nuova canzone di Davide, l’ho cercato e ci siamo messi a chiacchierare via chat e lui mi ha detto un sacco di cose belle.
Come dici? Perché non le dico anche a te? Certo che sì.
«Vincenzo, il mio sogno è sempre stato quello di valorizzare il mio territorio, così pieno di arte e di cose da dire non capite per una retorica che non riesco a comprendere. Secondo me la retorica uccide il desiderio di conoscenza. Come forse ti ho detto amo scrivere, nella scrittura riesco ad essere me stesso, a riscoprire me stesso attraverso le parole. Ho iniziato a 14 anni, per gioco. A 15 anni vidi un concerto degli Articolo 31, era un periodo nero, come ti ho detto dovevo lavorare e andare a scuola. Ricordo un’adolescenza volata via troppo in fretta, lo spazio che ho dovuto dare alla responsabilità è stato subito grande. Per fortuna, poco più avanti, dopo una canzone incisa in modo amatoriale, iniziano a chiamarmi e comincio a fare concerti, a vedere le mie canzoni cantate da altre persone.
Fin qui ho fatto tre tour, due CD, un video a Roma, una canzone che si chiama Amore Tossico che mi ha dato molte soddisfazioni. Dopo un’anno di pausa sono tornato con il nuovo singolo che hai sentito stasera, Ad un passo da noi. Per noi intendo la nostra generazione, schiava del tempo: chi ne ha perso troppo, chi cerca di averne e non ne trova. Questa canzone per me rappresenta il tempo che ho perso dietro ai mostri della mia mente, rappresenta la voglia di vivere profondamente ogni attimo della mia vita, ma più di tutto rappresenta la consapevolezza che nessun attimo torna indietro e dunque dobbiamo dare peso soltanto alle cose che contano davvero. Cose come l’amore, per gli altri e per se stessi. Sì Vincenzo, bisogna donare il proprio tempo alle persone che amiamo, perchè non esiste dono più prezioso. Ad un passo da noi rappresenta me stesso, rappresenta la forza e la passione che ci metto e che il tempo non potrà mai portarmi via.
Non lo so se riuscirò a vivere di musica, non penso, non ci credo molto, un po’ perché è oggettivamente difficile e un po’ perché quelli che hanno alle spalle la vita che ho io fanno fatica a essere ottimisti. Posso dirti però che nel mio futuro non ci sarà un giorno in cui dovrò convivere con il rimpianto, perchè ci avrò messo sempre tutto me stesso, in ogni istante, senza darmi tregua.»
Come dici amico Diario? A quelli come Davide a farcela gli spetta? Sono d’accordo, ma come sai purtroppo non funziona così. Di certo a me la sua storia è piaciuta un sacco, quasi come le sue canzoni, e insomma se con il tuo aiuto riesco a dargli una mano sono contento assai. Ti faccio sapere presto, tu intanto appena puoi guardati il video.