Caro Diario, Massimiliano Galligani è entrato nella mia vita, per ora soltanto quella digitale, grazie ad Andrea Lagomarsini, che agli inizi di Marzo mi scrive che gli piacerebbe che io lo contattassi, che lui un giorno l’ha visto in una trasmissione su una tv toscana e l’ha fatto così tanto ridere che lo ha cercato e ha scoperto che oltre a essere un grande attore comico è anche una gran bella persona, così poi lo ha invitato a fare uno spettacolo a Fosdinovo in occasione de La Forza del Sorriso Festival e sono diventati amici.
Ora come puoi immaginare io già così mi ero incuriosito ma quando Andrea mi dice che Massimiliano come lavoro per metà fa l’attore e per l’altra metà fa il fabbro non sto più nei panni dalla voglia di conoscerlo meglio e così passo da una chat all’altra e gli scrivo.
Saluto, dico che mi manda Andrea, spiego cosa faccio da queste parti, aggiungo che mi piacerebbe raccontarlo e lui mi risponde che la cosa gli fa piacere e che gli posso mandare le mie tre domande tre, dopo di che sorrisi sempre digitali e ancora saluti e però poi la cosa si ferma lì.
Accade più spesso di quanto tu non immagini amico Diario, avere piacere di fare qualcosa non equivale a farla, per tante ragioni, e io un po’ non ho voglia di diventare un incubo e un po’ sono preso da mille cose, però nel caso di Massimiliano ogni volta che lo leggo sui social mi ripeto peccato che questa storia con lui non sia andata in porto.
Tutto questo fino a ieri, che io ero a casa di Andrea a Fosdinovo dove come ho scritto qui il giorno prima ho raccontato del #lavorobenfatto a La Forza del Sorriso Festival e a un certo punto gli ho detto di Massimiliano che non si era fatto sentire più, e Andrea a ripetermi che quella era una storia da non perdere e io che invece di arrabbiarmi – sarà mica colpa mia se non mi ha mandato nulla? – decido di scrivergli, e lo faccio, dicendogli dove ero, con chi e di chi stavamo parlando e perché, dopo di che sorriso, abbraccio e firma.
Adesso non te lo so dire se è stata la potenza di Andrea, l’aria di Fosdinovo o se più semplicemente ieri era semplicemente il mio giorno fortunato, sta di fatto che intorno alle 2 p.m. Massimiliano mi invia la sua storia. Il mio consiglio? Mettiti comodo e non te ne perdere neanche una parola.
«Ciao Vincenzo, scusa se ho titubato ma sono stato oberato di lavoro in officina, chiedo davvero venia.
Allora, mi chiamo Massimiliano Galligani e sono nato a Usella, umile paese dell’alta valle del Bisenzio, il 5 febbraio 1973.
Alla voce passioni morbose, oltre alla comicità, c’è la bicicletta, che considero un mezzo meraviglioso, silenzioso, semplice, poetico, elegante e rispettoso. Poi amo tantissimo la musica, il rock, Pink Floyd, Zappa, David Gilmour, Rolling Stones, Led Zeppelin, Marillion fino a tutto il grunge, in particolare i Foo Fighters.
Alla voce famiglia mia madre ha avuto a che fare con garzi e roccatrici, essendo pratese faceva ovviamente il filato; mio padre invece, di origini lucchesi, ha sempre fatto il fabbro.
Con la crisi degli anni 90 mia madre chiuse la sua ditta e il babbo aumentò il lavoro di fabbro, ma anni prima avevano chiesto diciassetti milioni di lire a una banca per comprare la casa e a causa della crisi e del contratto capestro che la banca ci aveva fatto finì che tra interessi e ritardi ne pagammo settanta! Cademmo come si dice in disgrazia, ma in compenso fummo tra i pochi pratesi “fortunati” a cui non presero la casa né pignorarono i beni.
Io ho iniziato a fare il fabbro a 16 anni, nel frattempo muovevo i primi passi anche nella comicità: smettevo di lavorare alle 18, doccia e scappavo a studiare recitazione a Prato. Man mano le cose migliorarono – mio padre era mastro ferraio – io iniziai a trovarmi in mezzo a gente come Carlo Monni, che mi ha insegnato un mare di cose e mi ha voluto a farne tante, in cinema, nel cabaret e soprattutto in teatro. E poi Massimo Ceccherini, Alessandro Paci, Andrea Cambi, Stefano Sarri, Sergio Forconi, Cristiano Militello, Massimo Antichi, Andrea Muzzi; altra persona importante per me è stata Andrea Camerini, autore storico del Vernacoliere e regista fac totum della Grezzofilm, col quale ho fatto un mare di cortometraggi e il film Aglien, che al Los Angeles Web Fest ha vinto 5 premi.
Allo stesso tempo, con l’officina, iniziai a lavorare con il signor Giuliano Gori e di conseguenza con soggetti come il Museo di Celle e il Museo Pecci e con artisti come Stephen Cox, Menashe Kadishman, Alberto Burri, Robert Morris, Jean Michel Folon, Marino Marini. Ti confesso Vincenzo che allora mi sembrava normale stare in mezzo a tutti quegli artisti, ma in realtà non lo era!
La nostra officina si chiamava GMG, Giuseppe Massimiliano Galligani, e io nel nel frattempo iniziai anche col cinema. Partì tutto dallo spot Agip con Brosio, io ero il ciclista che diceva «ti ripiglio ti ripiglio!» oppure «di mamma ce n’è una sola!» Poi ho fatto film con Paolo Virzì, Robert Benigni, Leone Pompucci, oltre a varie trasmissioni come Mai dire lunedì, Scorie, Central Station per Sky, che è stata un’esperienza molto bella e che mi ha dato tanto. Aggiungo che fin qui ho fatto circa 130 cortometraggi e tantissimi spettacoli di cabaret nelle piazze Toscane (comunque se hai voglia qui trovi la maggior parte delle cose che ho fatto). In pratica fino a trenta anni non sono mai stato capace di dormire abbastanza da pensare che bella dormita che mi sono fatto e dal punto di vista artistico tutto mi sembrava molto possibile, ero bravo e le contaminazioni con gli artisti che avevo a fianco mi davano tantissimo, in più ero molto adattabile, non avevo problemi a cambiare anche tecniche di lavoro, anzi le sentivo come uno sprone a fare meglio, e non mi rendevo conto che invece per uno di Usella, col babbo fabbro, la mamma ormai casalinga, senza soldi, conoscenze e santi in paradiso la vita sarebbe stata dura.
Vincenzo, gli errori che ho fatto sono stati molti, spesso per ingenuità, ma quella nella vita vera non ti fa avere lo sconto: agenti inaffidabili che la Toscana ha sfornato copiosamente, ai quali mi sono affidato sbagliando, o anche il voler cercare Zelig a tutti i costi per poi accorgermi, dopo averlo fatto, che fosse una cosa non molto divertente e troppo dispendiosa rispetto a quello che ci guadagnavo, almeno per me è stato così.
Dal punto di vista affettivo c’è stato il primo amore che mi ha portato a sposarmi a 29 anni, con il risultato che trascorsi dieci mesi sono tornato a Usella, dopo di che accade che di lì a poco mia madre si ammala e muore poco dopo, insomma mi trovo costretto a trascurare il lavoro di comico per stare dietro a questioni più importanti e per vivere mi rimetto seriamente a fare il fabbro. Intanto mio padre non veniva più in officina, lavoravo da solo, nel frattempo morì anche l’agente che mi seguiva per il cinema a Roma e nel Marzo dello scorso anno ho perso anche il babbo.
Ora però non pensare che sono passato dalla comicità al melodramma perché sto per dirti che il vento sta cambiando, che adesso ho una compagna bellissima, che l’officina mi funziona benissimo, che ho tempo libero per me, che come comico faccio solo le cose che mi piacciono e quando ho tempo libero o vado in bici, o ascolto rock o, finalmente, dormo.
Il mio sogno è avvicinare l’officina a Firenze, senza mai più lasciarla, e fare un film e una trasmissione l’anno aumentando le serate di cabaret live che amo immensamente, per il resto vorrei che tutto scorresse come va adesso che ho una serenità bellissima.»
Ecco caro Diario, questo è il racconto di Massimiliano Galligani, fabbro, artista, attore, comico, che spero davvero non la perda mai la sua serenità. Non lo so cosa pensi tu, ma quello che penso io è che la serenità, lo stare in pace con sé stessi, è la chiave d’accesso a qualunque traguardo nella vita. Sì amico mio, io sono convinto che prima o poi guadagneremo un attore comico celebre e perderemo un ottimo fabbro, e un po’ mi dispiacerà per il fabbro, ma credo proprio che sia inevitabile e la «colpa» è della serenità, che come cercavo di spiegare ai miei studenti ai tempi di Unisa meno ci si fa prendere dall’ansia del risultato e più aumentano le probabilità di raggiungere il risultato che si desidera. Mio padre diceva sempre che nella vita l’importante è trovare pace, che quello ti fa trovare il posto tuo, un po’ come la mattonella del Don Juan di Castaneda, un po’ come la poesia di un’altro straordinario artista, Eduardo De Filippo: «Io vulesse truvà pace; ma na pace senza morte. Una, mmieze’a tanta porte, s’arapesse pe’ campa’! S’arapesse na matina, na matin’ ‘e primavera, e arrivasse fin’ ‘a sera senza dì: ‘nzerràte llà! […]».
Alla prossima amico mio.
P. S.
Dopo aver letto la storia Massimiliano mi ha scritto che mi ha mandato la sua storia intorno alle due perché finalmente non stava facendo nulla! Era in ferie!
P. P. S.
Come avrebbe detto Massimo Troisi una persona che si chiama Massimiliano non può che essere come Massimiliano, se si fosse chiamato Ugo magari sarebbe stato fabbro e basta, ma Massimiliano no, con un nome così lungo il suo destino di attore comico era segnato.
7 Settembre 2017
Caro Diario, qualche giorno fa ho scritto a Massimiliano per chiedergli di mandarmi un po’ di foto della sua vita da fabbro, perché se vai in giro per il web a capire che come attore comico è molto bravo fai in fretta, a capire che è molto bravo anche come fabbro invece no.
Oggi me le ha mandate, eccotele qui in formato album. Alla prossima.