Capodanno in cantiere

Caro Diario, Salvatore me l’aveva anticipato ieri sera: «ciao Vincenzo, guarda che domani ti mando la storia del cenone di Capodanno della mia famiglia. A lavoro, sul cantiere. Vedi tu se puoi farne qualcosa.» Stasera l’ho trovata nella mia posta, te la propongo come l’ha scritta lui, ho tolto solo i nomi delle persone, delle vie e anche dei cani, per le ragioni che puoi immaginare. Per il resto, qualunque commento mi appare superfluo.

«Napoli. Ottobre 2014. Papà torna da lavoro, si lava, si mette il pigiama. Si mette a tavola. Prima di mangiare, il segno della croce. Ad un certo punto dice a me, a mamma e a mio fratello: «Il datore di lavoro voleva licenziarci perché i lavori a P. sono conclusi. Mi ha messo davanti ad una scelta: o faccio il guardiano al cantiere a via T. oppure mi cerco un altro lavoro. Io ho detto subito di si, anche perché a 55 anni dove lo trovo un altro lavoro? Non fa niente, non farò più l’operaio, ma almeno i soldi a casa li porto». Mamma non fa una grinza, è forte, in questi ultimi 15 anni ha superato tutti i licenziamenti di papà.

A Novembre papà inizia al nuovo cantiere, una sera torna a casa e dice: «il 31 Dicembre faccio la notte.» Siamo a tavola, ci guardiamo, e mamma dice: «va bene, il 31 il cenone lo facciamo li.» Tutti acconsentono! Mio fratello si alza e dice: «Io il 31 sto dalla mia fidanzata» e mamma gli risponde «Auguri».

Così, dopo un mese di pensieri e il Natale passato arriva l’ultimo dell’anno.
Arriviamo al cantiere alle 18.00, papà fa il cambio turno col collega. Chiude il cantiere e ci avviamo nel container sotto il ponte della tangenziale tra gru e cemento.
C’è anche B., un pit bull di 4 anni che appena vede arrivare la macchina ci salta incontro, sente l’odore di C., il nostro meticcio trovato abbandonato tre anni fa.
Entriamo nel container. Ci stanno una stufa anni 80 a corrente, una tv, lo schermo con le telecamere, il bagno, un fornello elettrico, un lettino, e delle sedie con un tavolo.
Mamma subito mette la tavola con una bella tovaglia natalizia, acqua e Pepsi, forchette.
Si sono fatte le 19.30 sulla tavola ci stanno i maccheroni olive e capperi, il baccalà, la pizza di scarole rimasta da pranzo e i broccoli.
Mangiamo. Quando verso le 21.30 vado in bagno appena apro la porta mi investe un’aria congelata, siamo come minimo a meno due, non demordo, mi metto cappello e sciarpa, tutto va come previsto.
Ascoltiamo il concerto di Piazza del Plebiscito, non perché ci piace D’Alessio ma perché ci tiene compagnia rispetto alla lagna che trasmettano su Rai 1.
Il tempo passa tra musica, pubblicità, sigarette, caffè e il telefono di papà che squilla in continuazione. Sono i compagni di lavoro del vecchio cantiere, lo chiamano per gli auguri e per sapere se sta al caldo.
Papà li rassicura: «Ho la stufa e la mia famiglia qua.»
Cinque minuti prima della mezzanotte inizia il pianto di mamma, è il suo modo di salutare l’anno davvero tremendo che abbiamo alle spalle. Mentre papà fa di tutto per cercare di mantenere il cane che si spaventa per i botti io sto con lo spumante in mano.

Meno tre, due, uno, Auguriiiiii.
Apro lo spumante e mi finisce da tutte le parti, preso tra gli abbracci di mamma e papà mentre con il telefono ci scambiamo gli auguri con mio fratello.
Ecco, questo è stata la nostra sera del 31 Dicembre 2014 e il nostro saluto al 2015. A lavoro. Con la famiglia. Su un cantiere.
Buon anno a tutti.»
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