Giovanni, gli artigiani tecnologici e le piccole risonanze empatiche

Cip, 27 Febbraio 2020
Caro Diario, come sai mi piace un sacco tenere vive le mie storie e perciò puoi immaginare la mia gioia quando in risposta al mio invito mi ha mandato il video del suo speech a TEDx Taranto di inizio Febbraio di quest’anno, si intitola Piccole risonanze empatiche. Ecco, aggiungo solo che sono stato così contento che per prima cosa ho voluto condividerlo con te. Io però adesso corro a guardarlo, poi ci risentiamo. Buona lettura.

 

Caro Diario, Giovanni Re l’ho conosciuto a ReMake qualche mese fa. Ho appena finito di raccontare del mio Paese normale, dell’Italia del #lavorobenfatto, di cuore artigiano, della necessità di mettere sempre qualcosa di sé in quello che si fa, della voglia di fare bene le cose come dignità, come rispetto di sé e degli altri, come cultura materiale, come capacità di tenere assieme, nel processo del fare, la testa, cioè il sapere, le mani, il saper fare, e il cuore, cioè la passione, la vocazione.
Stringo la mano a Riccardo Luna, mi siedo, e ascolto Giovanni Re, che racconta di Ikutaro Kakehashi, questo giapponese “normale” che negli anni ’50 del Novecento ripara organi elettronici e crea prototipi di nuovi strumenti mentre gestisce un negozio di strumentazioni elettriche e che a 28 anni decide di dedicarsi completamente alla musica e compie così il primo passo nella ricerca dello strumento musicale elettronico in grado di rispondere al meglio alle molteplici aspettative dei musicisti.
Sì amico Diario, quando Ikutaro Kakehashi decide di fondare Roland sa già che sperimentazione, innovazione e qualità saranno le tre parole chiave della sua filosofia aziendale, che poi il successo e la capacità di leadership a livello internazionale, se debbono venire, vengono di conseguenza.
Dopo Kakehashi san è la volta dell’Italia e del suo destino artigiano, dell’importanza che hanno nel nostro paese le tantissime micro imprese che ogni giorno sperimentano, innovano e producono prodotti di eccellenza, e poi ancora racconta della community degli Artigiani tecnologici e della tanta voglia di sperimentare, di innovare e di fare cose di qualità di chi ne fa parte, proprio come Kakehashi san, naturalmente dal punto di vista dell’approccio non quello dei risultati, che loro come si sa dipendono da tante cose diverse.
Ecco, quando Giovanni ha cominciato a parlare del Forum degli Artigiani Tecnologici mi sono sentito felice come i bambini prima di aprire i pacchetti sotto l’albero di Natale. No, non sto esagerando, credo che accada ogni qual volta le parole oltrepassano le definizioni e comunicano esperienze condivise, sta di fatto che appena finisce di parlare mi avvicino, scambio un po’ di idee con lui e mi dico che prima o poi questa storia la racconto, ci ho messo un po’ di tempo però eccolo qui.

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“Facciamo così Vincenzo, comincio dal 2000, da quando Mario Picchio, presidente della Roland DG Italia, crea il brand  Artigiano Tecnologico perché intuisce, vede, che nelle botteghe e nei laboratori di orafi, falegnami, cartellonisti, serigrafi, giocattolai, pasticcieri, carrozzerie, modellisti, e cento altre categorie di artigiani sono arrivate, stanno arrivando, le nuove tecnologie.
Tu chiamale se vuoi modellatori, scanner 3D, frese, plotter da taglio, stampanti di grande formato, incisori, sta di fatto che la manualità tipica dell’artigiano inizia a trovare nuovi e più validi alleati nella tecnologia.
Per Roland DG io ho tra gli altri il compito di diffondere la cultura digitale in questi mondi e a un certo punto dei nostri incontri, discussioni e cene mi accorgo che le persone iniziano a condividere i loro segreti e allora penso che può essere utile fare qualcosa per superare l’antica ritrosia a condividere questi aspetti del proprio lavoro e creo nel 2004 una piattaforma web, il Roland Forum.
Intorno alla mano e al mouse, sintetizzati nel logo del sito, nasce dunque questa community di passionali, di creativi, di persone che ama fare cose, che ha una passione sfrenata, che ha voglia di mettersi in gioco.

Tutte cose che tocchi con mano quando incontri persone come Mauro Chiarillo, di Lecce, falegname, che inizia a lavorare con il Cad e manda in fresatura il suo amato legno per realizzare oggetti che prima aveva solo sognato e che oggi può offrire ai suoi increduli clienti.
Con la stessa fresa Rino Verde di Bari inizia a capire che creando dei forellini con una misura specifica gli strass si andranno ad adattare perfettamente e poi una pressa consentirà di trasferire il tutto su un qualsiasi capo di abbigliamento.
C’è chi, come Gatto, artista del metallo, è voluto andare oltre e così il suo cuore da maker l’ha portato ad espandere le funzionalità di una periferica creando uno scanner laser, un incisore laser, un fotoincisore ed altre 100 invenzioni scaturite dalla sua genialità.
Anche il plotter da taglio di Alessandro Spaziani, di Cesena, ha cambiato la sua vita in quanto con dei materiali termotrasferibili riesce a realizzare qualsiasi linea stilistica gli venga in mente. E poi ci sono i capi altamente tecnologici con qrcode personalizzati o gli esempi di realtà aumentata applicata all’abbigliamento.

Anche i decoratori, classici artigiani, si sono lasciati catturare dalla tecnologia e in questo caso un plotter da stampa, con inchiostri particolari ad ecosolvente, stampando su un materiale specifico creato per questo scopo dalla Shockline,  una azienda di Termoli, con una procedura molto precisa ed una manualità tipica dell’artigiano, restituiscono splendidi affreschi come dimostrano i lavori della Asterisco pubblicità, di Bastia Umbra, che simula perfettamente gli affreschi della basilica di San Francesco ad Assisi e fa sì che chiunque lo desideri possa avere uno squarcio di Raffaello nella propria casa.

Decoratori makers sono anche i carrozzieri, coloro che realizzano i caschi o che decorano le moto del moto-gp, chi realizza le scenografie per Cinecittà e chi si dedica agli allestimenti fieristici. E anche categorie apparentemente immuni alla tecnologia sono riusciti ad abbinare manualità e modernità per fare cose incredibili, come Agostino della Cioccolateria La Perla che usa un incisore per creare degli stampi e fa sì che un cioccolattino diventi unico, o come il gioielliere che per le proprie creazioni inizia ad usare il CAD/CAM e con una fresa ad asse rotativo realizza i sogni del  cliente più esigente.

E che dire degli odontotecnici che hanno iniziato a sfruttare le nuove tecnologie di scansione e i  sistemi cad/cam con la conseguente fresatura a 5 assi della zirconia per la ricostruzione delle strutture interne ed esterne e così si sono trasformati anche loro in artigiani tecnologici realizzando cappette, ponti e protesi che sfruttano al massimo sia la tecnologia che la loro manualità?
Anche la reverse enginerring inizia a diffondersi rapidamente tra i clienti che vogliono abbattere il tempo di uscita del prodotto o essere più precisi nelle verifiche dimensionali.
E poi ci sono alcune periferiche, come la piccola iModela Roland, che diventano sempre più elementi essenziali per poter creare non solo modellini 3D con la tecnica sottrattiva ma anche software come Eagle PCB realizzato direttamente da Massimo Banzi.
Vincenzo, quello che voglio dire insomma ai tuoi lettori è che gli artigiani tecnologici sono tra noi, hanno nel Dna le stesse cellule del fondatore di Roland e nel loro cuore non c’è solo software ed hardware, c’è soprattutto artware, la vogia di fare cose belle.
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Per questo pezzo di mondo Roland forum è un punto di incontro, un’occasione di confronto per scambiare esperienza, per aggiornaci sulle scoperte, per sperimentare nuove idee, per scoprire nuove vocazioni artigiane e tecnologiche.
La community in questo momento è composta da 7881 iscritti e le sezioni dove discutere racchiudono tutte le categorie artigianali e creative. Ci sono 18.219 discussioni che hanno generato 161. 068 messaggi. Io amministro le attività del sito e curo personalmente le registrazioni di ogni singolo utente.
Della squadra fa parte, assieme a qualche collega in Roland, un gruppo di esperti di ogni settore artigianale che abbiamo chiamato “i Mastri Roland”.
Siamo circa una decina, andiamo insieme nelle fiere, creiamo contenuti di valore, proviamo nuove tecnologie e materiali e giriamo l’Italia con lo scopo di diffondere la cultura digitale in tutte le categorie artigianali.
Ogni mastro non solo ha sviluppato un talento particolare nel realizzare manufatti di qualità con le nostre tecnologie, ma è consapevole che la condivisione della  propria esperienza è uno dei metodi per cambiare il nostro paese.
È un lavoro di diffusione che passa attraverso le scuole, le associazioni artigianali come CNA o Confartigianato, i maker e tutti coloro che hanno idee e intendono svilupparle tenendo assieme manualità e tecnologia”.
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Ecco caro Diario, questo è un po’ di Giovanni Re, che quelli come lui a conoscerli di persona ti rendi conto subito che sono molto di più, e queste sono anche un po’ delle ragioni per le quali sono particolarmente contento di raccontarlo qui.
Perché si, mi piace l’idea della tecnologia amica, perché poi alla fine lei, la tecnologia, esiste da sempre, e da sempre ci aiuta a fare cose più belle, più precise, in minor tempo, soprattutto quando hai una buona idea, delle buone ragioni per svilupparla, sai  scegliere la tecnologia più appropriata e sai usarla nel modo giusto.
No no, che dici, mica vale solo per internet, i social network, i plotter e le nuove tecnologie, vale anche per il martello, che se lo batti sul dito invece che sul chiodo non è precisamente la stessa cosa, o per il cazzuolino che usava mio padre, che quando aveva finito e accarezzava con quella sua mano callosa la parete il sorriso gli dipingeva gli occhi e tu eri fiero di lui e della sua maestria.
Chissà, magari se fosse ancora da queste parti Giovanni magari lo “arruolerebbe” tra i suoi mastri Roland. Sì, credo che lo farebbe, papà era davvero bravo, tra gli artigiani tecnologici ci sarebbe stato bene.

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