Senza nulla togliere a Luci a San Siro, la bellissima canzone di Roberto Vecchioni, che altrimenti mica Guccini avrebbe detto “Maledizione! Perché non l’ho scritta io”, Le Luci di dentro, quelle che illuminano Le Catacombe di San Gennaro tutti i week end dal 20 settembre 2014 al 6 gennaio 2015, con visite serali alle 19:00 e alle 21:00, sono un’emozione unica, di quelle che il cuore ti batte così forte che a un certo punto sembra quasi voglia finirti in gola.
Dite che vi piacerebbe saperne di più? E allora alla voce info salvatevi che per le date di settembre, 20 e 21 e 26/27/28, lo spettacolo sarà gratuito, con prenotazione obbligatoria al numero 081.7443714 o all’indirizzo mail info@catacombedinapoli.it, naturalmente fino a esaurimento dei posti disponibili, mentre da ottobre a gennaio il costo del biglietto sarà di 12 euro. E che, come ci raccontano i promotori, “Le Luci di dentro fa parte di un più ampio progetto denominato “Sanità A.ppI.L.” sostenuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che nasce con l’obiettivo di valorizzare le risorse storico-artistiche del Rione Sanità ponendo la cultura, la bellezza e l’umanità al centro dello sviluppo. Il progetto, finanziato con fondi PON-REC, nasce con l’intento di contribuire alla trasformazione di Napoli in Smart City, partendo dall’esperienza di riqualificazione e sviluppo sociale che bene si è radicata proprio nel Rione Sanità, uno dei quartieri più difficili della città”.
L’obiettivo finale? “Instaurare un circuito virtuoso sul territorio capace di creare crescita economica e sviluppo sociale, attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale, monumentale e un accresciuto senso di comunità che ben si è radicato nel rione grazie ad un tessuto associazionistico senza eguali”.
Ora che sapete (quasi) tutto cioè che serve sull’organizzazione, che il resto chiedete, via telefono o mail, e vi sarà detto, aggiungo che a guidarvi “tra le suggestive architetture sotterranee, nel tufo millenario”, in questo “viaggio nel ventre di Napoli fino alla scoperta delle proprie origini” saranno la figura virtuale di “Andrea De Jorio, archeologo ed etnografo procidano nato nel 1769, autore di un’importante guida delle Catacombe, che ospiterà i visitatori come un’ ironica ed elegante presenza” e le giovani guide della cooperativa “La Paranza”.
Volete che lo ripeta ancora? E io lo ripeto. Se potete, non ve le perdete Le Luci di dentro, perché tra antichità, storia cultura, e nuove tecnologie sarà uno spettacolo indimenticabile.
Sì, ne sono sicuro, per questi ragazzi del Rione Sanità ci metto volentieri la faccia, vengono da lontano e andranno lontano, perché ci mettono cuore e intelligenza, hanno senso della comunità e voglia di guardare al mondo.
Facciamo così, questa volta vi lascio con due citazioni tratte da Rione Sanità, Storie di ordinario coraggio e di straordinaria umanità, il libro che Cinzia Massa and me abbiamo scritto qualche anno fa per Ediesse.
La prima è di Susy Galeone, che con Enzo Porzio può essere considerata il daimon, il motore, l’anima, de La Paranza:
“Abbiamo costituito la cooperativa per valorizzare la bellezza, la storia e l’arte presenti nel rione, per creare lavoro, per dare una risposta all’illegalità, perché è così che l’illegalità si combatte veramente, creando lavoro e alternative.
Noi giovani della cooperativa studiamo, lavoriamo, ci impegniamo come guide turistiche, come elettricisti, come artigiani, come assistenti e ci siamo dati anche una missione, quella di aiutare i più giovani a rimanere lontani da certe situazioni.
Noi ci crediamo, e se ci credi non ti importa di altro e magari ci riesci anche. Sì, oggi ci sono tanti ragazzi intorno a noi, fungiamo un poco da esempio, un piccolo esempio, l’esempio che diamo è quello di lavorare e andare a scuola, e questo è tanto.”
La seconda è di Cinzia, che chiude così il racconto che apre il volume:
“Il nostro viaggio nel Rione Sanità potrebbe finire qui, finisce qui, ma una cosa ancora ci tengo a dirvela. Sì, vi voglio dire che la Sanità è femmina. Femmina perché è madre e moglie, femmina per le Catacombe e per le grotte, femmina nelle sue architetture, femmina perché sinuosa, rotonda. La Sanità è femmina persino nella sua nuova veste, nella sua nuova identità, quella del lavoro, dell’educazione dei figli, del rispetto delle regole. Ecco, adesso sì che abbiamo davvero finito. Possiamo cominciare.”