L’orologio senza tempo e il chicco di grano

PROLOGO
Caro Diario, sono state giornate molto intense a Cip, giornate di lavoro, di vita e di amicizia, giornate che la sera quando metti la testa sul cuscino sei contento. Sì, ho molte cose da raccontarti, a partire dalla fantastica esperienza narrativa che ho vissuto con Giuseppe Jepis Rivello e Luigi Gigi Scuotto. Ti propongo di fare così, prima leggi quello che ha scritto Giuseppe sul processo che ha generato la storia e quello che ho scritto io qui e poi dopo ne parliamo. Sì, preferisco non aggiungere altro prima, così ti puoi fare meglio un’idea tua.

RACCONTO
Voce Fuori Campo
Cip, pianeta Yod, universo di Mem, ora 26esima del 21 Dicembre 2030.
Questa notte, su per la collina, gli alberi canteranno che sotto la neve c’è il pane.  I più vecchi raccontano che è successo la prima volta l’anno che è arrivata donna Sofia e poi non ha smesso più, però succede una sola notte, quella più lunga.

Voce Narrante
Da quando Nino e Jonas lo hanno seminato, il piccolo Squot non ha smesso un attimo di andare in giro. “Prima che le radici diventino troppo profonde”, si era detto mentre lasciava le mani per la terra, “voglio conoscere il più possibile il mondo nel quale crescerò”. E così aveva fatto, nonostante i pericoli, come quella volta che era stato davvero fortunato a non finito tra i denti aguzzi di Pasquale il cinghiale.
Che poi diciamoci la verità, non è che le emozioni fossero così tante, come ogni volta Nino e Jonas avevano fatto bene il loro lavoro e così per quanto avesse viaggiato – da Sud a Nord, da Oriente a Occidente – aveva incontrato dappertutto soltanto chicchi di grano come lui, anche se come lui non rendeva del tutto l’idea, perché gli altri chicchi non muovevano un passo, dove erano caduti lì erano restati, in attesa di diventare spighe e pane.
Il piccolo Squot no, lui continuava a viaggiare e a cercare, fino a quella lunga notte di Dicembre in cui incontrò, protetto da una grossa pietra, quello strano oggetto.

Squot e Carlo
“Chi sei tu?, chiese, “che ci fai insieme a noi chicchi?”, “perché sei nel campo di grano?”.
“Quante domande giovanotto. Mi chiamo Carlo e sono un orologio”, rispose lo strano oggetto.
“Io sono Squot, ma tu come lo misuri il tempo se non hai le lancette?”, domandò ancora il piccolo chicco di grano.
“Io non misuro il tempo, almeno non nel senso che intendi tu”.
“Scusa, ma allora a cosa servi?”, chiese allora Squot.
“Servo per l’appunto a ricordare che il tempo non esiste, o per meglio dire che il passato e il futuro non esistono, o meglio ancora che in realtà non esiste un solo tempo e che per questo il Tempo non si può misurare, non so se mi spiego”, rispose  Carlo.
“Direi che non ti spieghi affatto”,  affermò risoluto il chicco di grano. “Capisco che il fatto di essere un oggetto rotto ti possa dispiacere, ma il fatto che tu sia inutile non vuol dire che il tempo non esiste”, aggiunse.
Un sorriso apparve come d’incanto sul quadrante dell’orologio senza lancette, che lasciò trascorrere qualche secondo prima di schiarirsi la voce e riprendere a parlare.
“Che cosa penseresti, mio piccolo e curioso chicco di grano, se ti dicessi che sul pianeta da dove provengo io le giornate durano 24 ore invece che 27 come qui a Cip?”
“Penserei che stai dicendo una bugia”, rispose lesto Squot.
“E ti sbaglieresti, perché è la verità”, riprese Carlo. “Ed è vero anche che il tempo misurato a livello del mare scorre meno veloce di quello misurato in montagna, che a livello microscopico il passato non è diverso dal futuro, che anche la velocità rallenta il tempo, che la parola «adesso» in sé non significa nulla. Il tempo è relativo, caro mio. Sai cosa ha lasciato scritto Anassimandro, un filosofo vissuto sul mio pianeta quasi tremila anni fa? Che le cose si trasformano l’una nell’altra secondo necessità e si rendono giustizia secondo l’ordine del tempo. E una volta Sofia, la mia padrona che mi manca tanto, mi ha raccontato di un suo amico, credo si chiamasse Mastro Giuseppe, che diceva che le cose si fanno quando è tempo, non quando hai tempo. Mi sono spiegato meglio adesso?”.
“No!, da come parli si capisce che sei un orologio rotto” disse Squot, che come tutti i giovani non aveva peli sulla lingua. “Vorrei capire quello che dici, ma è troppo difficile, non è colpa mia”.
“Probabile che non sia colpa tua”, riprese paziente Carlo, “però un proverbio della mia città dice che a lavà ‘a capa ‘o ciuccio se perde ‘o tiempo, l’acqua e ‘o sapone”.
“Cioè?”
“Cioè che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ciò che sto cercando di dirti è che quando parliamo di Tempo quello che conta veramente non sono i numeri che servono per misurarlo, quanto tempo è passato o dovrà passsare, ma è il suo fluire, la sua ciclicità. È nel rapporto tra ciò che cambia e ciò che invece no che bisogna cercare, perché anche quando quello che cambia ci appare straordinario, fantastico, rivoluzionario, è quello che permane a definirne il senso”.
“Mmmhhh” fece perplesso Squot. “Stai dicendo che quello che non cambia è più importante di quello che cambia?”
“Non è questione di essere più o meno importante”, aggiunse Carlo contento del varco che vedeva aprirsi nei pensieri del suo giovane amico. “Il punto è la relazione tra ciò che cambia e ciò che invece no. Posso farti un esempio?”
“Certo che sì!”
“Bene. Dalle incisioni rupestri a graffito della preistoria all’ultimo modello di iPad è cambiato di tutto e di più, però non il bisogno dell’uomo di comunicare”.
“Lo vedi che è anche questione di quello che viene prima e quello che viene dopo? Alla fine la cosa più importante per l’uomo è proprio il suo bisogno di comunicare, o mi sbaglio?”.
“In un certo senso hai ragione, direi che non ti sbagli affatto”, disse Carlo senza nascondere la soddisfazione per la piega che stava prendendo la discussione. “In realtà nessun uomo è un’isola, nessun uomo può essere felice se non comunica e non condivide una parte più o meno grande di sé con almeno un’altra persona”.
“Guarda che questo vale anche per noi chicchi di grano. Anche noi che ogni anno veniamo seminati, mettiamo le radici, diventiamo prima una pianticella, poi una spiga e infine pane siamo il vero ordine del tempo”, disse Squot che ormai era chiaro che ci stava prendendo gusto. “Un tempo che se hai ragione tu in sé non esiste, non si può misurare, ha senso solo rispetto al ciclo della vita e delle stagioni”.
“Proprio così! È per questo che Sofia mi ha voluto lasciare qui senza lancette, perché quello che cambia sta nelle cose, quello che non cambia sta nel senso”.
“Secondo me ti ha lasciato qui anche per darti la possibilità di avere un destino diverso”, disse a questo punto Squot.
“In che senso, scusa?”, gli domandò Carlo senza cercare di nascondere il suo stupore.
“Nel senso che senza lancette in quanto orologio / macchina non puoi svolgere la funzione per la quale sei stato costruito, sei inutile, rotto”.
“Di nuovo con questa storia, è da quando ci siamo incontrati che me lo ripeti. E allora qual è il punto?”
“Il punto è che sei qui per uno scopo, uno scopo che ti motiva, che ti guida, che ti spinge a connetterti con i chicchi di grano come me, uno scopo incompatibile con la tua condizione di orologio / macchina, uno scopo che puoi adempiere soltanto senza lancette, senza essere orologio, senza essere macchina”.
“Da come lo dici sembra una cosa bella, ma in realtà a me spaventa. Scusa, se non sono orologio, cosa sono?”
“Oggi per me un amico e un saggio, magari domani sarai parte del campo di grano. Alla fine le cose si fanno quando è tempo e non quando hai tempo, no? Che dici se resto con te fino alla mietitura?”
“Dico che sono assai contento”.

Voce Fuori Campo
Cip, pianeta Yod, universo di Mem, ora nona del 7 Luglio 2031.
Quando la falce arrivò, il chicco di Squot disegnò come un sorriso nel quadrante di Carlo mentre più in alto il sole asciugava una goccia di rugiada.

PROCESSO CREATIVO
Una storia transmediale

VIDEO RACCONTO

 

VIDEO BACKSTAGE

 

AUDIO RACCONTO
Ascolta la storia dell’orologio senza tempo e del chicco di grano

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#Cip Stories

EPILOGO
Caro Diario, spero tanto che la nostra esperienza narrativa ti sia piaciuta. Dato che come ti ho detto all’inizio i lavori sono ancora in corso, per ora aggiungo solo altre due cose:
1. Né Jepis, né Gigi, né io sapevamo che fare nei due giorni che avevamo programmato di lavorare assieme, come si diceva ai miei tempi il nostro è stato davvero un incontro senza rete. L’approccio e il processo che ci ha proposto Jepis ci hanno sicuramente aiutati, non a caso questa parte qui la scriverà lui su Storie di Bottega, è la parte che si può più “facilmente” ingegnerizzare, che puà diventare metodologia, che può essere modellizzata e replicata. L’altro fattore di successo è stata l’empatica alchimia che si creata da subito tra noi tre, che davvero non era per niente scontata, basti pensare al fatto che io e Jepis siamo amici per la pelle e abbiamo avuto modo più volte e su più piani di lavorare assieme e invece Gigi non l’avevamo mai visto né incontrato prima.
Come dici? Siamo stati fortunati? Sicuramente! Però siamo stati anche saggi, saggi nel senso di Jullien, saggi senza idee, cioè aperti, disponibili all’ascolto, non condizionati da alcuna idea precostituita.
Come dici? Come posso parlare di fattori di successo se ancora questa storia la stiamo scrivendo e non l’ha letta nessuna/o? Posso farlo perché il successo più importante di tutti, per me, è la magia che si respirava in bottega, il modo in cui ci siamo abbracciati alla fine, la maniera in cui abbiamo continuato a “scemiare” tra noi via social dopo essere tornati a casa. Sì, il pubblico è molto importante, però prima del pubblico ci siamo noi, la nostra gioia, la nostra soddisfazione, la condivisione del senso di quello che abbiamo fatto.
2. Per quanto mi riguarda l’esperienza narrativa avrà un seguito, sto pensando di realizzare uno spin-off di Novelle Artigiane, vorrei scrivere la sceneggiatura di una miniserie ambientata a Cip, sul pianeta Yod, nell’universo di Mem, ho in mente 6 dialoghi in cerca di registi, e di fumettisti, e di musicisti, e di creativi.
Ho già la prima bozza dei titoli, poi magari li cambio, ma per ora sono questi, mi fa piacere se mi dici cosa ne pensi: la nuvola di Jonas; la farina di Matteo; il mulino di Nino; il figlio di Sandra; la scarpa di Primo; l’innesto di Michele.
Ecco, per ora è tutto, ma ti consiglio di restare sintonizzato, ci sono tante novità in arrivo.
orograno2a