Lavoro ben fatto, tecnologie, consapevolezza: stazione di Torre Annunziata Oplonti

Stazioni della metropolitana crescono. Come siamo arrivati al liceo artistico Giorgio de Chirico di Torre Annunziata ce lo racconta il prof. Lorenzo Cuna, che ringrazio per aver accettato il mio invito. Io per adesso dico solo che le ragazzi e i ragazzi che hanno che hanno lavorato con lui e con il prof. Michele D’Uva sono Valeria Aquino, Emanuela Galasso, Teresa Raia, Valeria Guarro, Fiamma Di Paolo, Rubina Sperandeo,  Ilaria Brillante, Imma Colantuono, Aurora Annunziata, Annapaola Ambrosio, Giuseppe Lenti, Rita Palomba e Aniello Coraggioso che poi altre due cose due le aggiungo alla fine.

«Care amiche e cari amici di lavoro ben fatto, quando, accogliendo con entusiasmo la proposta di Maria D’Ambrosio,  con il preside Felicio Izzo abbiamo pensato di presentare al Liceo Artistico Giorgio de Chirico di Torre Annunziata il libro che Vincenzo Moretti ha scritto insieme a Maria, Nicolo Cotugno, Colomba Punzo, Alessio Strazzullo e Mariarosaria Turtoro, è cominciata nell’ufficio di presidenza la consueta gara dell’immaginazione, a partire dalle suggestioni del titolo: come sapete siamo un popolo di mare e la rete per noi è stata da subito quella dei pescatori, mentre il coltello era quello dell’intelligenza che squarciava la rete per liberare i pesci, cioè noi, dalle maglie dell’ipertecnologia. Più miti consigli ci hanno indotto a provare a leggerlo prima, il libro, per evitare che Pindaro e i suoi voli prendessero troppo il sopravvento.
Dall’indice del volume appariva chiaro che si parlava di stazioni ferroviarie: la nuova metropolitana di Napoli tra arte e tecnologia non sarebbe sfuggita alla nostra rielaborazione multimediale e grafico-pittorica. Ma anche questa seconda partenza veniva interrotta da qualcuno che stava provando a leggerlo sul serio, il libro, e ci informava che parlava di tutt’altro, che raccontava di una serie di esperienze di riflessione critica e creativa sull’uso delle tecnologie digitali, realizzate in diversi contesti: scuola primaria, secondaria superiore e università. E fu così che ci rassegnammo a leggerlo anche noi, immergendoci in queste storie, piene di intelligenza e di passione.
Com’è che ha scritto Dante? Galeotto fu il libro e chi lo scrisse? Appunto. Ci facciamo prendere anche noi dalla lettura fino a dire «facciamolo anche noi, pur se in un tempo ridottissimo, scriviamo a modo nostro un’altra tappa, un altro nodo della rete: la stazione Torre Annunziata – Oplonti».
Nasce così l’idea di coinvolgere una classe talentuosa e smart, la 5E grafica, di dar loro una copia del libro, qualche link,  alcune domande stimolo, e una missione da compiere: progettare nuove, alternative copertine per “Il coltello e la rete”. Ah, abbiamo dato alla classe anche un coach d’eccezione, il prof. Michele D’Uva, maestro d’arte e di mestiere. I risultati di questa connessione tra il pensare e il fare (copyright vincenzo moretti) sono quelli che vedete, e che abbiamo commentato con Maria D’Ambrosio in occasione della presentazione del libro, venerdì 6 maggio 2016 nell’Auditorium del liceo. Assente fisicamente il grande Vincenzo, colpito di striscio da una strega cattiva, presentissimo con i suoi mondi fatti di mani, testa, cuore.»

Come dite? Dopo una sintesi così leggera – della leggerezza tanto cara a Calvino – simpatica, accattivante potrei anche fare a meno di dire le mie due cose? Sono d’accordo, ma le dico lo stesso.
La prima è che ha ragione Maria, in queste nostre esistenze fatte di sangue e link la connessione con il De Chirico può essere un’occassione vera per moltiplicare e cogliere le opportunità connesse all’uso consapevole delle tecnologie, a partire da un percorso più strutturato con il liceo artistico che potremmo avviare con il prossimo anno scolastico.
La seconda è che queste copertine non raccontano solo di bellezza, di creatività, di sapere e di saper fare, indicano anche una possibilità ulteriore, un percorso nel quale l’uso consapevole delle tecnologie – che parte indubbiamente dal pensare – può radicarsi e svilupparsi nel fare – a prescindere da quello che si fa – per tornare poi al pensare più forte, più ricco, più capace di produrre cambiamento. Come mi piace raccontare, la possibilità di avere più futuro ha un intimo nesso con la capicità di tenere assieme il pensare e il fare, la mano, la testa e il cuore, ancor più quando ciò non avviene soltanto a livello delle persone ma anche, prima di tutto, a livello delle strutture, delle organizzazioni, a partire dalle scuole. A me questo dicono i ragazzi del de Chirico e i loro prof. con il loro lavoro, seppur fatto «in un tempo ridottissimo». E’ un dire dal quale imparo tante cose, e imparare mi piace un sacco, e per questo sono loro grato.

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