Caro Diario, ogni volta che la finestrella della chat di Jepis sui social lampeggia sono contento, la apro e c’è sempre qualche bella cosa da vedere, da leggere, da imparare, con la quale interagire.
Per farti un esempio, ieri se ne è venuto con la copertina de «Il porto dei sogni incrociati», di Björn Larsson, che sarà una delle mie prossime letture, e con la bellissima dedica che gli ha fatto il nostro amico Antonio Torre, che glielo ha regalato, mentre stamattina di buon ora mi inviato il link a un video e un messaggio, però il messaggio ti consiglio di leggerlo dopo, guardati prima il video racconto.
PRIMO GIORNO
Visto? Bene! Il messaggio invece è questo: «ciao Vincenzo, è il primo video racconto di una serie, saranno pubblicati ogni giorno per otto giorni, ha per protagonista la mia maestra delle elementari che anche adesso che sta in pensione continua a fare delle belle cose. Dato che tu ci lavori molto con le maestre e con i ragazzi, poi magari alla fine mi dici cosa ne pensi.»
Come ho chiesto di fare a te così ho fatto io amico Diario, nel senso che mi sono guardato il video, che mi è piaciuto un sacco, dopo di che ho scritto a Jepis per dirgli che mi sarebbe piaciuto raccontare questa storia anche a te, alle nostre lettrici e ai nostri lettori. Neanche un minuto e mi ha risposto «certo che sì», e perciò eccomi qua pronto ad aggiungere giorno per giorno il nuovo episodio accompagnato magari da qualche riga di commento.
A proposito, che ne dici del video del primo giorno? Ci devi pensare su e poi ne parliamo? Lo capisco. Mentre tu ci pensi su ti informo che i miei pensieri scombinati per ora sono due: il primo è che mi sarebbe piaciuto avere una maestra come quella di Jepis alle elementari, invece ho avuto due maestri, del primo ho un ricordo dolce ma assai sbiadito, del secondo rammento solo le «spalmate», le bacchettate, che ci dava nel palmo delle mani fino a farcele diventare rosse e l’avversione che aveva per il sorriso. Già, pensa che ripeteva continuamente che «il riso abbonda sul viso degli stolti», peggio di Jorge de Burgos ne «Il nome della rosa», mammà che brutto ricordo che mi ha lasciato.
Ecco, per oggi per quanto mi riguarda è tutto, a domani per il secondo video.
SECONDO GIORNO
Caro Diario, ho appena condiviso il nuovo video racconto. Ti confesso che oggi la Maestra Bruna mi ha colto un poco di sorpresa, non mi aspettavo leggesse una lettera del 1915 dal fronte. Vedrai, è una lettera bella e pudica che lei commenta e arrichisce di particolari.
Io l’ho trovato molto bello come racconto, anche se come ti ho appena detto mi ha un po’ spiazzato, poi mi dici cosa ne pensi tu.
TERZO GIORNO
Caro Diario, eccoci al terzo giorno, e questa volta non ho nessun disorientamento di cui metterti a parte, la maestra Bruna racconta cose nelle quali mi ritrovo alla grande, ti scrivo qui solo la parte in cui dice «allora: se ai ragazzi gli fai piacere le cose ricordano tutto, se li costringi e li vuoi punire perché non l’hanno fatto non arrivi a niente».
QUARTO GIORNO
Caro Diario, il quarto giorno è quello dei conigli, e dell’importanza delle storie per le/i bambine/i, perché come dice la maestra Bruna se tu riesci a creare un’emozione loro non dimenticano, gli resta dentro, e imparano. Facciamo così, tu guarda, che poi avremo modo di ritornarci su.
QUINTO GIORNO
Caro Diario, il quinto è il giorno della T di Tomba, che se trovo il modo di farglielo sapere, a Tomba, penso proprio che ne sarà contento. Come sempre non te lo perdere, ci si diverte e si impara. Si, si, ci si diverte anche, come quando la maestra Bruna sta sulla sedia che appende il poster di Alberto Tomba ed entra il direttore, che allora si chiamavano ancora così, direttori e presidi, non dirigenti scolastici come adesso.
SESTO GIORNO
Caro Diario, il sesto è il giorno di De Gregori, nel senso de «la storia sia noi», ma anche il giorno di Rovelli, nel senso di «siamo storie per noi stessi, racconti, siamo questi lunghi romanzi che sono le nostre vite», proprio come dice la maestra Bruna.
Come ti dico ogni volta tu guardalo, che poi Domenica, una volta che Jepis ce li ha fatti vedere tutti, ci torniamo su.
SETTIMO GIORNO
Caro Diario, oggi è il penultimo giorno e ti confesso che sono un po’ triste, mi sarebbe piaciuto che i racconti della maestra Bruna durassero tutto l’anno, anzi no, tutta la vita, anche se lo so che non si può. Le cose che riesce a raccontare ogni volta questa donna, in un minuto, un minuto e mezzo, sono straordinariamente semplici, e riveletrici, cosicché tu la ascolti e pensi «com’è vero».
Comunque anche in questo settimo giorno ho trovato almeno tre piccoli grandi messaggi nella bottiglia, ma naturalmente non te li dico, preferisco che sia tu a trovare i tuoi, tanto poi domani guardiamo l’ultimo e tiriamo le fila di questa bellissima esperienza.
OTTAVO GIORNO
Caro Diario, con il video di oggi si conclude la serie di racconti che hanno avuto per protagonista la maestra Bruna.
Per cominciare voglio condividere con te il commento di un’altra maestra, Irene Costantini, che insegna a Follonica e con la sua classe sta portando avanti il corso sul lavoro ben fatto e sulla consapevolezza. Irene, a commento del mio post di ieri, ha scritto: «altro che corso di formazione!!!!», e lo ha fatto proprio così, con quattro punti esclamativi.
Ebbene amico mio, io la penso esattamente come lei: la Maestra Bruna e Jepis, che naturalmente ci sono anche la sua testa, le sue mani e il suo cuore in questo splendido racconto, mi hanno insegnato molto in questi otto giorni, molto altro mi hanno permesso di ripassare e molto altro ancora di immaginare.
Come avrebbe detto mio padre dopo un piatto di pasta e fagioli e un buon bicchiere, anche due, di vino rosso, mi sono consolato.
La maestra Bruna racconta di Benigni e di Caravaggio, di Confucio e di Dante, di De Gregori e del Piccolo Principe, di Tomba e di Van Gogh con la stessa semplicità con cui ricorda le sue origini contadine, il suo amore per la terra, il pudore del giovane soldato – suo nonno – che nel 1915 scrive dal fronte alla sua innamorata e alla fine la saluta con una stretta fortissima di mano, senza il bacio.
Ti confido una cosa amico Diario, a un certo punto mi sono messo a riascoltare tutti i video racconti e ho preso a scrivere parole e concetti chiave, avevo pensato di chiedere a Jepis di farci una di quelle nuvole di parole che adesso vanno tanto di moda, ma non sono arrivato neanche alla fine del quarto giorno e mi sono fermato, stavo già a 47, un’enormità, per la fine avrei sfiorato 100, decisamente troppe per avere un qualche senso.
Come dici caro Diario? Anche tu ti sei perso nella molteplicità di belle cose che la maestra Bruna ha raccontato? Lo immaginavo, non è facile trovare una tale varietà e ricchezza sia dal versante dei contenuti – le storie, la rosa, i conigli, Tomba, De Gregori – che dal versante della metodologia, dell’approccio: il maestro deve essere preparato, deve saper trasmettere le cose e farsi ascoltare, non può essere noioso, deve far piacere le cose, deve dare e deve pretendere, non deve essere troppo buono perché altrimenti i ragazzi non studiano.
Come dici? Qual è in tutta questa bellezza la cosa che mi ha colpito di più? L’insistenza della maestra Bruna sull’importanza delle storie, sull’amore che bambini e ragazzi hanno per esse, sulla loro funzione educativa e sociale. E ti giuro che a momenti mi sono commosso quando ha detto che «lo scopo è quello di farle, le storie». Sì, amico mio, io che sono quasi venti anni che vado in giro a raccontare che l’innovazione più grande che ha portato internet non è la tecnologia ma la moltiplicazione delle possibilità di essere finalmente autori, produttori e non più solo consumatori di contenuti, ti dico che non esiste un modo più diretto e più bello di sintetizzare questa possibilità: fare le storie, crearle, inventarle, farle vivere, scambiarle.
Sta qui più che in ogni altra parte, a mio avviso, la modernità della maestra Bruna, la sua capacità, come avrebbe detto Kant, di scrutare i segni del tempo, la sua voglia di sapere e di futuro che travalica gli anni e le generazioni.
Lo puoi chiedere a Cinzia caro Diario, mentre eravamo a tavola e mangiavamo la buonissima pizza che ha preparato, le ho detto «sai amore, mi sono fatto l’idea che un pezzetto di Giuseppe è diventato Jepis anche grazie alla maestra Bruna, e adesso che lui è diventato grande, non solo nel senso di adulto, racconta la sua maestra, la sottrae al tempo e al destino, le regala un pezzetto di immortalità.»
Ecco, io per adesso la parola fine la metto qui.
Post Scriptum del 18 Gennaio 2018
Caro Diario, sono stato in Bottega da Jepis e ho visto il libro della maestra Bruna con la dedica e il lavoro che è stato fatto. Che ti devo dire, l’ho trovato bellissimo, e mi è dispiaciuto solo che per il troppo lavoro non siamo riusciti ad andare a trovarla la maestra Bruna, ma la prossima volta che sono a #Cip ci siamo detti con Jepis che sarà una delle prime cose che facciamo. A presto.