Il genoma Google

Il libro è Cap Analysis Gene Expression (CAGE). The Science of Decoding Genes Transcription. L’autore è Piero Carninci, cervello, creatività e impegno italiano di stanza in Giappone,  all’Omics Science Center, dove è leader del Functional Genomics Technology Team e della Omics Resource Development Unit, oltre che vicedirettore del Life Science Accelerator (LSA) Technology Development Group.
Abbiamo raggiunto Carninci via Skype e gli abbiamo chiesto di spiegarci meglio di cosa si tratta, quali sono le potenzialità di questo metodo di analisi, perché è ampiamente usato da importanti consorzi di ricerca come Fantom ed Encode, cosa si aspetta da questo suo nuovo lavoro. Quello che state per leggere è il suo racconto.

La Cap Analysis Gene Expression è un metodo per la misurazione di tutti i geni geni che sono in un tessuto o in una cellula. Quando dico tutti voglio dire proprio tutti i geni che sono espressi, compresi i geni ancora non identificati, senza bisogno di fare ipotesi.
Ad esempio nel caso di una malattia, con questo metodo è possibile individuare tutto quanto è alterato, confrontare i tessuti anormali (ad esempio, tessuto tumorale) con quelli normali e capire qual’è il set di geni che sono espressi nel posto sbagliato o al momento sbagliato.

Come avviene tutto questo?
Mediante la metodologia del sequenziamento: si sintetizzano in provetta copie di DNA a partire dagli RNA cellulari (cDNA) che vengono analizzati da strumenti chiamati “sequenziatori di DNA”, che per l’appunto decifrano la sequenza di questi cDNA. Il numero dei cDNA identificati è proporzionale al numero degli RNA che c’erano nel campine analizzato, per cui si conta e si misura l’espressione relativa.
Per geni che hanno prodotti molti RNA, si conteranno migliaia o decine di migliaia di sequenze, per geni poco espressi si trovano poche sequenze, per geni non espressi non si trova nulla.

Un’altra parola chiave di questa metodologia è il “cap”. Il cap sarebbe un ‘cappuccio’ chimico che sta all’inizio degli RNA cellulari, ovvero dove la trascrizione del gene inizia. Questo equivale al sito nel genoma in cui c’e il promotore, ovvero l’interruttore che controlla se il gene è acceso o spento.  La sequenza dei cDNA inizia da questo punto. Pertanto, la metodica permette simultaneamente di mappare gli “interruttori dei geni” e misurare la loro attività: ci sono centinaia di migliaia di questi interruttori. Come si fa a mappare? Il lo chiamo il genoma Google. Visto che si ottengono tante sequenze di cDNA, si fa una ricerca, sequenza per sequenza; come database, si cerca naturalmente non in internet, ma nella sequenza del genoma, che è nota. Il computer fa il lavoro automaticamente per tutti i cDNA e ritorna al ricercatore la mappa completa.

Pertanto, col CAGE riusciamo ad analizzare l’espressione di tutti i geni e i loro interruttori (o promotori) in un singolo esperimento.
Infine, studiando al computer e poi sperimentalmente la sequenza degli interruttori, si capisce cosa li accende o cosa li può spegnere.
In definitiva, il CAGE fornisce un metodo per controllare l’espressione dei gene. In termini pratici, questo aiuta a studiare come si potrà intervenire in futuro per modificare il comportamento cellulare. Ad esempio, può aiutare a produrre nuove cellule per future terapie.

Si tratta di una metodologia usata ampiamente in progetti internazionali come ad esempio il Fantom e l’Encode. L’auspicio è che il libro possa aiutare questa metodologia a diventare uno standard nell’analisi biologica.

  • Antonio Casillo |

    Premetto che di biologia ne capisco abbastanza poco, ma mi sembra molto onesto paragonare un simile metodo, comparativo, al motore di ricerca Google. E proprio per simile motivo, di conseguenza, non lo intenderei come un vangelo per la ricerca.
    Nel senso che, per il momento, utilizzare una logica comparativa potrebbe essere efficiente, ma questo perché non abbiamo la mappatura del dna che ci consentirebbe di conoscerlo a dovere. Così come gli algoritmi di Google ci consentono di raggiungere un sito utile pur magari non conoscendo il suo contenuto a priori.
    Ed, in fondo, allo stesso modo di un immigrato che impara ad esprimere le frasi più frequenti della lingua del paese che lo ospita, ma magari senza conoscerne la grammatica, i dettagli di significato, o addirittura come van scritte le singole parole.
    Il genoma Google, come l’ha definito Carninci, potrebbe forse mostrare tutta la sua potenza viaggiando in parallelo ad una mappatura del dna?
    Questo il processo ipotizzato: io rilevo alla “Google” una discrepanza tra l’essere ed il dover essere di una parte di genoma. A quel punto “apro il sito” e scopro cosa c’è dentro tramite gli strumenti che la mappatura mi fornisce. Di qui il terzo passaggio, forse quello più importante: ho tutti gli strumenti per poter essere proattivo, in futuro non dovrò ripetere il processo di ricerca e comparazione, ma saprò in anticipo che ad una determinata combinazione di geni corrisponderà una determinata conseguenza sull’organismo.
    Ripeto che di biologia non ne so tanto, ma se parliamo di Google l’idea che mi viene in mente è questa!

  • Nunziante |

    Espongo i miei dubbi e le mie perplessità alle risposte molto ben argomentate.
    Nel genoma biologico stiamo costruendo una mappa che ci indica come siamo fatti: se non capito male una specie di cartina stradale che ci dice come è fatto un essere vivente normale.
    Dallo studio effettuato le interruzioni e le anomalie della cartina possono essere capite tramite una comparazione tra la cartina che abbiamo e una nuova foto del dna che scattiamo in quel momento.
    Ora per analogia con un piccolo sforzo possiamo provare ad affermare che in qualche modo in due secoli di studi anche gli studi di sociologia hanno una piccola mappa delle società che si sono succedute e che viviamo.
    Sappiamo grosso modo come si svolgono alcuni processi sociali dove portano e con quali conseguenze.
    Nel momento che vorremmo tentare di cambiare un pezzettino del dna sociale perchè considerato non appropriato, o altro, il risultato non è meccanicamente determinato: ci sono delle variabili sociali che ci impediscono o ci limitano la speranza di riuscita. (esempi esportare la democrazia in Afghanistan e in Iraq, la società perfetta hitleriana con “l’eliminazione di tutti i prodotti non conformi allo standard”, la famiglia perfetta, la fabbrica senza problemi, i rifiuti come opportunità, studenti che si innamorano dei loro esami e non facciano i cacciatori di crediti).
    A Trodella [ho cercato la Society Analysis Expression per capire se era un metodo nuovo di cui non ero a conoscenza (abbiate pazienza sono tondo quanto basta), però è una bellissima idea da sviluppare] una volta che scopriamo gli interruttori spenti cosa facciamo?

  • Maria Paraggio |

    Che bella domanda, provo a rispondere come posso.
    I fenomeni sociali sono in rapporto costante di causa ed effetto. Al nesso causale si potrebbe sostituire, studiando le varie sequenze, andando indietro nel tempo,il nesso genetico tra gli avvenimenti. Si potrebbe, adoperando un metodo simile a quello proposto dallo scienziato in oggetto, tentare di ricostruire attraverso le tracce lasciate dalle sequenze passate, tutta la storia, arrivare alle origini e trovare l’interruttore che ha dato il via a quel fatto sociale.

  • navarra gerardo |

    Siamo alle solite.
    Mi spiego.
    Piero carninci,lavora in Giappone, all’Omics Science Center, dove è leader del Functional Genomics Technology Team e della Omics Resource Development Unit, oltre che vicedirettore del Life Science Accelerator (LSA) Technology Development Group.
    Purtroppo, Piero Carninci non lavora in Italia, prima della metodologia, dalla quale scaturiscono metodi e tecniche, esistono: cultura, politica, economia, istituzioni, strutture, esiste un senso civico fatto di responsabilità e volontà, esistono occhi che non guardano il dito, ma la luna,(per dire che si guardano obiettivi a medio e lungo termine), esiste “la ricerca”.
    Piero Carninci, in un processo di ricerca ha la possibilità di restringere il campo tematico, perchè non lo poteva, perchè non lo può fare in Italià??

  • Armando Trodella |

    Sicuramente possiamo dire che anche le scienze sociali usano una metodologia
    come La Cap Analysis Gene Expression, potremmo chiamarla Society Analysis Expression.. un metodo per la misurazione di strutture sociali, organizzazioni, norme ed i processi che uniscono (e separano) le persone non solo come individui ma come componenti di associazioni, gruppi ed istituzioni…
    Osservando.. riflettendo.. vivendo in prima persona.. possiamo sentitizzare anche noi “IN PROVETTA” pezzi di organizzazioni, spaccati di società di culture diverse…
    e così come i geni che hanno prodotto molti RNA, le nostre osservazioni
    producono migliaia di Relazioni (importantissime nelle scienze sociali)
    Analizzando quest’ultime anche noi potremmo definire il cap, questa volta non più cappuccio chimico ma ‘CAPPUCCIO SOCIALE’
    arrivando a definire le dinamiche sociali e le cause.. scoprendo così gli interruttori e cosa li accende o cosa li può spegnere…

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