Mi connetto, dunque so

Il concetto di connettivismo (connectivism) si deve a George Siemens che definisce la sua teoria intorno a tre idea guida principali:
i) saper fare qualcosa significa sapere dove trovare le informazioni che servono per farla;
ii) è la cura delle connessioni, la capacità di essere presente con il proprio nodo nella rete della conoscenza a rendere possibile l’accesso, a determinare processi di inclusione;
iii) i processi di apprendimento sono riferibili all’ambito della socialità più che a quello dell’informazione.

A suo avviso nella fase attuale di sviluppo tecnologico e sociale il fattore chiave dei processi di apprendimento è la capacità di connettersi alle reti del sapere, e dunque il fulcro di un processo di apprendimento efficace non è tanto costituito dall’accumulo progressivo delle informazioni (il contenuto) quanto piuttosto dalla cura delle connessioni che rendono possibile l’accesso a tali informazioni. La sua è un’idea di conoscenza che valorizza gli ambienti informali, la continuità dei processi di apprendimento, la capacità di selezione delle informazioni, la personalizzazione dei percorsi formativi formali, la propensione all’adattamento, lo sviluppo delle relazioni, la pratica della condivisione, l’utilizzo della rete. Ma se la rete è al tempo stesso il luogo in cui si concretizza l’apprendimento, dove strutturare percorsi di e-learning efficaci, dove le informazioni si moltiplicano a dismisura, è inevitabile che l’asse del ragionamento si sposti dalla possibilità, sempre meno realistica, di accrescere le proprie conoscenze all’infinito alla capacità di restare connessi, di far parte con il proprio nodo (ambiente di apprendimento personale) della rete di nodi connessi attraverso la quale fluisce la conoscenza.

Anche in questo caso è possibile riassumere in 3 punti principali il percorso indicato da Siemens:
i) ciascun componente della rete mette a disposizione ciò che sa;
ii) il sapere di ciascuno è costituito dall’insieme delle conoscenze di tutti i componenti della rete;
iii) più che conoscere ogni singolo contenuto è utile conoscere il percorso per acquisirlo.

Com’è stato da più parti sottolineato, questa impostazione cambia completamente anche il rapporto delle persone con le informazioni. Se non ci dobbiamo più preoccupare di rincorrere le informazioni per aggiornarci su tutto quello che potrebbe risultarci utile, possiamo limitarci ad imparare solo quello che veramente ci interessa. Il tempo così risparmiato può essere allora dedicato a migliorare i rapporti e le connessioni con gli altri nodi che fanno parte del nostro sistema di apprendimento, ad affinare il livello del nostro contributo alla rete, a perfezionare – attraverso le relazioni interpersonali – la nostra capacità di decisione: scegliere cosa imparare e riuscire a comprendere la reale portata di una nuova informazione sono elementi fondamentali per sfruttare nel modo migliore un ambiente di apprendimento in rete.

In definitiva le idee di Siemens possono essere collocate nell’ambito di una teoria che considera che nella fase attuale è il modo stesso di concepire, organizzare e gestire la conoscenza ad essere al centro di un processo di mutazione profonda che parte dalla consapevolezza che si acquisiscono saperi e si sviluppano competenze non solo studiando ma anche facendo, riflettendo, sperimentando, valorizzando l’esperienza per assegnare una rilevanza strategica alla capacità di collaborare, connettersi, stabilire relazioni. In questo contesto, il docente è sempre più uno sviluppatore di ambienti di apprendimento appropriati mentre il soggetto che apprende si trasforma da passivo ricettore di informazioni ordinate e selezionate dal docente a protagonista principale e attivo del processo di apprendimento, esso stesso produttore di conoscenza e costruttore di ambienti.

Con Siemens si afferma insomma l’idea che non basta distribuire istruzione perché le persone apprendano, che tra informazione e conoscenza c’è uno spazio che impedisce alle conoscenze, diversamente da quanto accade alle informazioni, di essere trasmesse e che tale spazio va colmato dal processo di apprendimento.
In questo quadro, le tecnologie acquistano tanto più valore quanto più il loro uso si sposta dalle applicazioni alle attività, dalla gestione logistica delle informazioni alla funzione di strumento cognitivo.

Citazione
Si consideri una palla rossa che rotola lungo un tavolo e che cade sul pavimento. L’idea è che tale processo, a livello conoscitivo, non sia situato in un unico neurone ma sia inserito nella nostra mente in maniera distribuita. La rete o, più precisamente, le connessioni dei diversi neuroni, è ciò che noi chiamiamo «una palla rossa che rotola sul tavolo e cade sul pavimento». Ciò che voglio dire è insomma che la conoscenza risiede nelle connessioni formate nelle reti. I nodi nuovi che vengono aggiunti rimodellano la forma dei nodi esistenti. […] I modelli connessionisti enfatizzano il fatto che le attività ed i fenomeni mentali possono essere meglio descritti come attributi emergenti delle reti neurali. [2007]

Vedi anche
Apprendimento Organizzativo, Argyris, Cognitivismo, Learning Organization, Nonaka e Takeuchi, Organizzazione Rete, Schon, Theory U, Virtual Organization

Domande
Quali sono le principali idee guida del connettivismo?
In che senso è importante saper scegliere cosa imparare?
Perché non basta distribuire istruzione affinché le persone apprendano?

Indice delle voci
Voci da un dizionario; Il dizionario interattivo in cinque mosse; Un background, quattro movimenti, una chiave e una definizione; Serendipity; Decision Making; L’Organizzazione Rete; Le Connessioni di George; Le Quattro Ondate di Miles e Snow; Indice delle voci.

dpo1