Lavoro narrato 2015

Saremo davvero in tanti, in Italia e in Europa, la sera del 30 Aprile, a raccontare il lavoro. Il lavoro nostro, quello dei nostri padri, delle nostre madri e dei nostri nonni, quello dei personaggi dei racconti, dei romanzi, delle canzoni, dei fumetti, dei film che più abbiamo amato, quello delle nostre terre e quello delle terre che ci erano straniere e poi sono diventate nostre, perché anche questo siamo stati, con poca o tanta nostalgia, un popolo di migranti, ed è bene non dimenticarlo.

Se non l’avete fatto ancora leggetelo il nostro manifesto, ci troverete l’idea di un’Italia che trova identità, dignità e senso rispettando il lavoro e chi lavora, facendo bene le cose che fa.
 Si, perché alla fine le idee e le cose veramente grandi sono quasi sempre anche idee e cose veramente semplici, idee e cose come la città del #lavorobenfatto, quella dove ognuno fa bene quello che deve fare e tutto funziona meglio, tutti vivono meglio, ci sono per tutti più opportunità.

Non la voglio fare lunga, voglio solo dirvi che siete ancora in tempo a viverla da protagonisti la nostra notte, che potete essere anche voi una/o dei mille e mille Omero che racconterà l’Italia che pensa «lavoro, dunque sono, merito rispetto, considerazione», l’Italia che ha più futuro perché dà più valore a ciò che sa e sa fare, l’Italia che considera il lavoro ben fatto il motore del suo cambiamento, l’approccio in grado di tenere assieme l’ebanista e il maker, l’azienda agricola e il rural hub, il cantiere edile e l’impresa di pannelli solari, il borgo antico e la smart city.

Potete aggiungervi a questa bella rete di donne e uomini o partecipando a una delle tante iniziative già in programma, oppure promuovendone una voi. Come dite? No, no, non è impossibile organizzare in pochi giorni, non è impossibile perché qui i numeri non contano, conta essere ed esserci. Come dite? Non ci credete? Ma allora non l’avete visto il programma perché altrimenti vi sareste accorti che insieme a chi si vede in piazza, in libreria, nell’associazione, nella scuola, c’è anche chi si vede in casa e quest’anno abbiamo persino la versione tête-à-tête, perché insomma non sempre è importante essere in due o in duemila, a volte funziona come quando si mettevano le lenzuola bianche alle finestre per dire «io sono contro tutte le mafie» o anche come quando si accendeva la candela sul davanzale per dire «io sono contro tutte le dittature.»

Statemi a sentire, fate così, date un occhiata, e poi fatemi sapere, inviando una mail con la conferma della vostra partecipazione all’indirizzo lavoronarrato@gmail.com
1001nottexnòva